Il doppio ex, sul match tra i biancocelesti di Igor Tudor e i bianconeri di Marcello Lippi, valido per le semifinali di ritorno di Coppa Italia: “Guai a pensare che la Juve sia in crisi”
Quattro stagioni alla Lazio, con la quale ha vinto una Coppa Italia ed ha indossato fieramente la fascia di capitano. Poi il passaggio alla Juventus, la vittoria del titolo nella stagione 2005-06, coincisa con l’esplosione dello scandalo Calciopoli e la retrocessione del club. Resta a Torino un’altra stagione e contribuisce alla promozione della squadra bianconera, che torna in A dopo un solo anno di purgatorio. Giuliano Giannichedda è il doppio ex di Lazio e Juventus, le due formazioni che questa sera si giocheranno la qualificazione alla finale di Coppa Italia.
A Roma ha scritto pagine importanti di storia biancoceleste, mentre a Torino ha coronato la sua carriera, facendo parte di una squadra straordinaria, che dominava la scena: “Lazio e Juventus sono le squadre più importanti con le quali ho giocato, senza nulla togliere all’Udinese che mi ha permesso di crescere. Sono stati club che mi hanno permesso di crescere e maturare. Sono arrivato alla Lazio di Cragnotti che lottava per il vertice della classifica e che giocava le coppe Europee, poi ci sono stati dei problemi, che abbiamo comunque superato, e alla Juve ho vinto uno scudetto con Capello in panchina, prima di vincere anche il campionato di B. Emozioni grandi”.
Prima di arrivare alla gara di stasera, qual è il suo primo ricordo del gruppo che aveva alla Juventus?
“A Torino c’era un capitano storico e una bandiera riconosciuta come Alessandro Del Piero. Poi gente come Buffon, Nedved. Capisci l’importanza del club quando ti ritrovi a giocare con gente di questo tipo: capisci perchè Nedved ha vinto il pallone d’oro una volta arrivato a Torino e l’importanza di una società super organizzata. Quando retrocedemmo dopo Calciopoli, facemmo una riunione per decidere insieme il da farsi. Quando vedi gente come Del Piero, Buffon che decidono di rimanere, come fai a non seguirne l’esempio?”.
Alla Lazio invece, chi era il leader della squadra?
“Ho giocato in una Lazio fortissima, con giocatori eccezionali: ho vissuto Alessandro Nesta, un capitano vero e un giocatore di livello assoluto. Poi c’erano tanti leader tecnici: penso ad un grande uomo e compagno come Sinisa Mihajlovic: uno di quelli che, nei grandi match non ti tradiva mai. Servirebbero persone così nel calcio di oggi”.
La Lazio cerca la qualificazione alla finale di Coppa Italia, traguardo che lei è riuscito a vincere nel 2004…
“Fu una stagione fantastica e battemmo proprio la Juventus in finale. Preparammo quella partita pensando intensamente che avremmo potuto vincerla. Era una squadra che aveva tante difficoltà societarie, ma che incarnava lo spirito di un gruppo unico. Fu una squadra che venne plasmata da Mancini, che si stava lanciando come tecnico e che trovò nella Lazio un importante trampolino di lancio. Chiudemmo un ciclo con quella vittoria contro la Juve, firmata da Stefano Fiore. Quando giocavamo con i bianconeri partivamo sempre 1-0, perchè sapevamo che lui faceva gol”.
Quanto sarebbe importante oggi per la Lazio avere un giocatore cinico sotto porta… alla Stefano Fiore?
“Tanto, visto che i biancocelesti quest’anno hanno faticato e non poco a segnare”.
Che partita si aspetta?
“Il doppio vantaggio maturato nella gara d’andata è sicuramente un bel margine per la Juventus, una squadra che poi ama giocare gare in cui riesce a difendersi bene e a non regalare spazi. Mi aspetto una Lazio che cercherà di partire forte e di provare subito a segnare e a dare ritmo alla sua manovra”.
Cosa vorrebbe dire per la Lazio, raggiungere la finale di Coppa Italia?
“E’ stata una stagione particolare che ha portato al cambio di allenatore. Quando si cambia un tecnico vuol dire che c’è sempre qualcosa che non è andato. E’ accaduto anche alla nostra Lazio con Zoff che venne sostituito da Zaccheroni. Era la mia prima stagione a Roma e potevamo certamente fare meglio, anche se ad un certo punto eravamo tornati in corsa per la Champions. Tornando alla Lazio di quest’anno, è chiaro che si poteva fare meglio, dopo il secondo posto dello scorso campionato. Ma la gara di questa sera è sicuramente un match che può salvare la stagione della Lazio e rendere questo finale di stagione entusiasmante”.
Anche la Juve non sta vivendo un momento sereno
“E’ per questo che mi aspetto una partita difficile. I bianconeri non stanno passando un periodo brillante e i recenti risultati lo dimostrano. Ma guai a pensare di trovare una Juventus in difficoltà…”
Perchè?
“Perchè la squadra di Allegri, come storicamente accade, pur non passando un periodo positivo, ha dimostrato che nella partita che conta riesce a tirar fuori buone prestazioni. E’ nel Dna della squadra bianconera. Un qualcosa che capisci sin dai primi giorni in cui entri nel centro sportivo bianconero”.