Un paziente disabile è stato aggredito da tre dipendenti della struttura dov’era in cura ed è morto, la polizia è riuscita ad arrestarli
La vera umanità risiede nella volontà di aiutare chi è più bisognoso e non, al contrario, approfittarsi di questi per raggiungere i propri scopi. Eppure, troppo spesso quest’ultima cosa è ciò che avviene. C’è chi abusa del proprio ‘potere’ per farsi gioco delle difficoltà altrui, andando a mettere in mostra il proprio egoismo e la propria slealtà. Di recente in Giappone, paese noto per la serietà del proprio popolo e per i valori che la propria tradizione conserva, un gruppo di persone si è contraddistinto per l’esatto opposto. Questi avrebbero aggredito un uomo malato, mostrando pubblicamente la propria piccolezza.
Se per il momento questi pensavano di averla fatta franca, la morte di questo ha cambiato la storia delle cose. I famigliari, che lo avevano lasciato a una struttura adibita alla gestione di individui con problemi, hanno denunciato la sua scomparsa alla polizia. Questi, infatti, si sono posti dei dubbi per l’evento inaspettato ed erano intenzionati ad andare più a fondo nella questione. In tal senso l’intervento delle forze dell’ordine si è rivelato decisivo per svelare l’arcano. In seguito a delle analisi, hanno scoperto che la morte era dovuta a una malattia non specificata. Le indagini, però, non si sono fermate lì.
Per sfortuna degli aggressori – e per il bene della giustizia – i poliziotti hanno deciso di guardare nel dettaglio le riprese della sua vita nell’edificio. Questi volevano scoprire il trattamento che aveva ricevuto la vittima, per poi venire a sapere quanto accaduto. Sfruttando le telecamere di sorveglianza, secondo quanto riporta la redazione giapponese di Sankei Shimbun, hanno visto dei movimenti strani di alcuni dipendenti. Seguendoli attentamente hanno visto che si avviavano verso la stanza del malato, per iniziare prima a insultarlo e poi ad alzargli le mane. Colpendolo con calci, pugni e schiaffi lo hanno tramortito prima di lasciarlo moribondo sul lettino della clinica.
I tre sospettati, arrestati poi con immediatezza non appena raggiunti dalle volanti della polizia, erano un assistente di 26 anni – Shingo Shiroma – e due tirocinanti entrambi originari del Vietnam. Portati in questura, sono stati sottoposti a un interrogatorio con il ventiseienne che, stando a quanto riferito dalle autorità ai media, avrebbe confessato il proprio crimine. “Si agitava sempre mentre ero occupato e non importa quante volte lo avvertivo, non mi ascoltava. Ero così frustrato che gli ho dato pugni e calci” avrebbe raccontato faccia a faccia con il poliziotto.