La Farnesina chiede chiarimenti a Mosca mentre il Cremlino difende la decisione: ‘Responsabilità italiane’
La tensione è salita di livello tra Italia e Russia dopo che il Cremlino ha deciso di trasferire temporaneamente la filiale russa dell’azienda italiana Ariston a Gazprom. La mossa ha scatenato una reazione immediata da parte delle autorità italiane e dei dirigenti dell’azienda stessa. Per primo Il vicepremier italiano Tajani aveva convocato urgentemente l’ambasciatore russo a Roma per chiedere spiegazioni su questa decisione inaspettata. Nel frattempo, proprio il ministro dell’Economia Urso aveva assicurato il supporto del governo italiano a Ariston, dichiarandosi “pronto a tutelare l’azienda” in questa delicata situazione.
La reazione dell’azienda non si è fatta attendere: Merloni, rappresentante di Ariston, si era espressa sorpresa per la decisione russa e ha dichiarato di essere al momento in fase di valutazione delle implicazioni di questa mossa sulle loro attività. La situazione è ora in uno stato di incertezza, con l’Italia che chiede chiarimenti a Mosca e l’azienda che si prepara a fronteggiare le conseguenze di questa nazionalizzazione temporanea. Ovviamente un botta e risposta non si è fatto attendere.
Sul caso Ariston dura la richiesta della Farnesina all’ambasciatore russo, la richiesta è la seguente: “ritirate la misura”. Ma la replica di Mosca non si è fatta attendere ed è arrivata puntuale: “La responsabilità è delle autorità italiane, che hanno sacrificato le reciproche relazioni “per partecipare a sterili e pericolose avventure anti-russe”.
L’ambasciatore russo Paramonov ha risposto all’Italia con fermezza, affermando: “Mosca ha sempre attribuito particolare importanza alle proficue e reciprocamente vantaggiose relazioni commerciali ed economiche con l’Italia.” Ha inoltre sottolineato che addirittura “la responsabilità per le conseguenze negative del loro deterioramento ricade interamente sulle autorità italiane”. Queste dichiarazioni rivelano un’escalation nella tensione diplomatica tra i due Paesi.
In ultimo poi c’è l’esempio di Bosch: “La nostra filiale ferma dal 2022”. Anche la tedesca Bosch si è trovata in una situazione molto simile e il gruppo ha dichiarato di essere in contatto con Gazprom Household Systems dopo che la gestione della filiale russa Bsh Hausgeraete Gmbh è stata trasferita all’azienda proprietaria a Gazprom da un decreto di Putin. Lo ha detto un portavoce di Bosch spiegando: “Stiamo discutendo con l’amministratore Gazprom Household Systems, nominato con un’ordinanza”.