La richiesta di Meloni di scrivere “Giorgia” sulla scheda elettorale, “è un messaggio politico, una trovata propagandistica. I cittadini lo sanno e il tema sarà il loro giudizio su questo anno e mezzo di governo fallimentare”.
Arturo Scotto, deputato del Pd, ritiene che farsi chiamare con il nome di battesimo, cambierà poco: “Il tema non è tecnico”, aggiunge ai nostri microfoni. “La premier pensa che attraverso questo messaggio possa riacquisire la popolarità che ha perso nel labirinto del Palazzo e tradendo tutte le promesse elettorali di cui è stata protagonista negli ultimi anni”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato ufficialmente la sua candidatura alle europee nell’intervento di chiusura della conferenza programmatica di FdI a Pescara. “Era una cosa largamente annunciata. Non mi colpisce la candidatura in sé, ma il contenuto che porta avanti – dichiara Scotto in esclusiva a Notizie.com – Come ha detto Elly Schlein, è completamente fuori dalla realtà, racconta un’Italia che non c’è, che viene rispettata in Europa, capace di stare sulla scena internazionale, che ha recuperato dal punto di vista economico e delle disuguaglianze. La verità è che l’Italia sta peggio di un anno e mezzo fa”.
Su cosa l’Italia sta peggio di un anno e mezzo fa?
“Sia sul piano del potere d’acquisto dei lavoratori, su quello dei servizi pubblici a partire dalla sanità. E sta peggio anche sulla scena internazionale. Fino ad oggi, la cosa su cui si è distinta Meloni è stata urlare ad ogni passaggio rispetto al rigorismo europeo, senza portare a casa nulla e firmando un Patto di stabilità che tradisce le promesse elettorali che l’avevano portata a Palazzo Chigi”.
Su cosa vi sfiderete in campagna elettorale?
“Sarà una sfida tra due idee di Europa e società diverse. Loro sono contrari al salario minimo, noi pensiamo che ci sia una soglia di dignità sotto la quale nessuno deve scendere. Loro incentivano il lavoro precario, noi vogliamo che il contratto a tempo indeterminato sia la regola. Loro sono a favore della Flat Tax, noi per la progressività fiscale. Loro vogliono un’Europa minima, noi siamo per l’armonizzazione fiscale in Europa, affinché non ci sia nessun tipo di dumping salariale e sociale. Loro sono a favore dell’economia di guerra, noi no. Perché non si può investire in armamenti tagliando lo stato sociale”.
Le candidature di Vannacci con la Lega e di Ilaria Salis con Avs hanno qualcosa in comune, secondo lei?
“Non hanno nulla in comune. Vannacci è un personaggio ridicolo che si candida alle europee dicendo che Mussolini era uno statista, che dovrebbero esserci classi differenziate per i disabili e che l’Italia è una Nazione bianca. Parliamo di ideologie pericolose. La candidatura di Ilaria Salis invece, serve a simboleggiare che non può esistere un’Europa della catene, il diritto non deve essere punitivo. È chiaro che le elezioni europee sono sempre l’occasione per mettere davanti personalità che fanno discutere e dividono. Ma contano i programmi. La Lega dovrebbe spiegare agli italiani perché candida Vannacci e se è d’accordo con lui. Siamo parlando di un partito di governo ed è inquietante”.
Quasi tutti i leader dei principali partiti si sono candidati, scatenando qualche polemica.
“Credo che sia una polemica sbagliata. Elly Schlein ha fatto bene a candidarsi e avrebbero dovuto farlo tutti i leader del campo alternativo alla destra. Le europee sono decisive per l’Italia e per l’Europa e se vogliamo evitare che questa destra sovranista e xenofoba conquisti Bruxelles e Strasburgo, occorre che i partiti progressisti portino quanti più seggi possibili, per evitare lo spostamento a destra. Le leadership dei partiti portano un valore aggiunto, quindi credo che Schlein abbia fatto un gesto di grande generosità”.
Come uscirà il Pd dalle elezioni europee?
“Penso che uscirà rafforzato come perno del campo alternativo alla destra, come grande forza della sinistra democratica europea. E come esperienza in grado di rinnovarsi attraverso personalità del mondo della cultura, dell’associazionismo e del lavoro, che hanno deciso di dare una mano al rinnovamento e alla rigenerazione del Pd, intorno al nuovo corso di Elly Schlein”.