Il recente ritrovamento di alcuni resti umani potrebbe porre fine a un’indagine lunga 30 anni sulla scomparsa di una donna
Il 12 novembre 1994 la città belga di Sint-Martens-Latem, nelle Fiandre orientali, rimase sconvolta dalla sparizione di una donna: Annie De Poortere. Una quarantottenne che per anni aveva combattuto con alcuni problemi psichiatrici che, prima della sua scomparsa, l’avevano costretta a essere ricoverata più volte in un istituto. Mancavano pochi giorni al suo ennesimo ricovero, quando il marito – rientrando in casa da una partita di calcio con alcuni amici – chiamò la polizia denunciando la sua disparizione. Un caso anomalo che per decenni ha attanagliato la sua famiglia, come rivelano anche le dichiarazioni rilasciate da suo figlio nel 1999, ai microfoni del programma Call 2020:
“Vivevo da solo al momento della sua sparizione, eppure la andavo a trovare tutti i giorni. Quando non potevo andare da lei, la chiamavo sempre al telefono per sapere come stesse” – spiegò, prima di escludere l’ipotesi della fuga – “Se fosse fuggita e cosciente mi contatterebbe sicuramente, non ho dubbi“. Nello stesso anno, il marito chiese di archiviare il caso in tribunale. Una decisione che equivale, a livello giuridico, alla morte e che, di conseguenza, comportò la divisione dell’eredità e l’annullamento del matrimonio. Nel tempo si sono alternate in Belgio le teorie sulla sua scomparsa. Tra queste quella – mai confermata – che fosse andata a vivere in qualche comune spagnolo.
La svolta inaspettata
A distanza di 30 anni, però, una nuova scoperta ha portato alla riapertura delle indagini. Lo scorso sabato sera, infatti, la Kerkstraat – strada in cui abitava – è stata chiusa per diverse ore nell’ambito di quella che, stando ai canali ufficiali delle forze dell’ordine, era un’indagine giudiziaria. Al fianco della sua abitazione, infatti, sono stati rinvenuti resti umani. Sul posto sono intervenute la Procura della Repubblica, la Protezione Civile e l’Unità Persone Scomparse, per quella che potrebbe essere una svolta storica.
Alain Remue dell’Unità Persone Scomparse, intervistato dall’emittente VTM NIEUWS, ha spiegato che: “I resti sono stati ritrovati per pura casualità. Le coincidenze nel nostro lavoro possono essere utili“. Facendo riferimento ad altri ritrovamenti precedenti, avvenuti in circostanze impreviste, ha rivelato che finalmente i suoi parenti potrebbero vedere la luce alla fine di un tunnel buio in cui si sono mossi per ben tre decenni. “Potrebbe non essere ancora una risposta completa, ma è molto importante. In realtà questa è una brutta notizia, ma in contesti come queste è sempre meglio che non averne. Ci sono membri della famiglia che hanno domande a cui ora è possibile rispondere“. Tutto ora passa nelle mani del medico legale, che avrà il compito di risalire al ‘proprietario’ delle ossa.