Gabriele Natalizia è intervenuto ai nostri microfoni per parlare delle nuove accuse mosse dagli Stati Uniti alla Russia e fare anche punto generale sul conflitto.
“La Russia ha utilizzato armi chimiche in Ucraina“. E’ questa l’ultima denuncia avanzata dagli Stati Uniti nei confronti di Mosca. Un tema che noi abbiamo affrontato in esclusiva con Gabriele Natalizia, professore di Relazioni internazionali all’Università Sapienza di Roma e coordinatore del Centro Studi Geopolitica.info.
Gabriele Natalizia, gli Stati Uniti accusano la Russia di aver utilizzato armi chimiche in Ucraina. Cosa c’è di vero?
“Sul cosa c’è di vero si deve pronunciare l’intelligente, ma difficilmente gli americani fanno accuse così dure se non hanno delle prove. Al netto di questo, si tratta di una questione che a livello di immagine colpiscono negativamente la Russia“.
Perché?
“Sono armi che segnalano una posizione di fragilità della Russia“.
Altro tema: Blinken ha aperto ad un negoziato con la Russia. Come possiamo interpretare le sue dichiarazioni?
“Sono due le questioni da sottolineare. I presidenti americani che affrontano l’impegno militare al fianco dei partner prestano sempre il fianco ai propri avversari. L’idea che l’inquilino della Casa Bianca utilizzi denaro pubblico per sostenere altri Paesi non piace agli elettori americani. Quindi in vista del voto il messaggio di Blinken ai cittadini è quello che gli Stati Uniti vogliono arrivare alla pace nel minor tempo possibile. Dall’altro, però, segnala anche il fatto che ormai la visione massimalista di questa guerra, ovvero la volontà dell’Ucraina di vincere e riconquistare i terreni persi, inizia a non essere credibile neanche a Washington. Possiamo dire che non c’è più lo slancio dei primi due anni“.
C’è anche la paura di una nuova offensiva da parte della Russia?
“Sì, ma fondamentalmente il fronte è abbastanza statico. La Russia sta recuperando qualche chilometro a settimana. Ormai parliamo di un conflitto di logoramento. Ad oggi c’è chi pensa che Mosca potrebbe nel medio periodo a riassestarsi su Kharkiv. Ma parliamo di una città distante quasi 200 chilometri rispetto a dove sono ora”.
L’obiettivo degli Stati Uniti potrebbe essere quello di arrivare ad negoziato prima delle elezioni?
“Gli Stati Uniti in questa fase spingeranno verso il negoziato. Zelensky, però, vuole tenere testa e proiettarsi dopo il 5 novembre per avere un nuovo slancio. Il vero problema è che manca ancora molto tempo al voto e questa resistenza potrebbe presentare uno scenario completamente differente. Non possiamo escludere che la Russia in questo periodo recuperi altri territori persi“.
Cosa potrebbe cambiare in caso di vittoria di Trump?
“Questo non possiamo saperlo. Un contro è quello che Trump dice dall’opposizione, un altro è quando sei al governo. Inoltre, dobbiamo segnalare che durante la sua presidenza il rapporto con la Russia è stato ai minimi termini“.