Caso Denise Pipitone: la Procura di Marsala ha notificato un decreto di convalida di perquisizione e sequestro di due microspie che Piera Maggio ha ritrovato nella sua abitazione.
L’avvocato Giacomo Frazzitta presume che sotto ci sia “qualcosa di anomalo. Quando vengono restituiti beni dello Stato – com’è già accaduto in passato – vengono acquisiti e si fa un verbale di consegna. Non viene di certo aperto un procedimento”.
Nei giorni scorsi, Piera Maggio ha denunciato alle forze dell’ordine il ritrovamento delle due cimici collegate alla rete elettrica, potenzialmente ancora funzionanti. I dispositivi potrebbero risalire a vent’anni fa, al periodo delle indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone, oppure successivamente qualcuno avrebbe potuto collocarle illegalmente nella casa di Piera Maggio.
“Le microspie rappresentano indubbiamente corpo di reato”, scrive la Procura nel decreto di convalida di perquisizione e sequestro, “sul quale occorre eseguire degli accertamenti finalizzati ad acclarare se siano effettivamente funzionanti e a quale epoca risalgono”.
Gli atti del procedimento sono a carico di ignoti per interferenza illecita nella vita privata. “Ora non ci resta che attendere lo svolgimento dell’indagine in corso e che si riesca a fare presto chiarezza sulla finalità e sulla gravità dei fatti che ci hanno turbato”, ha scritto Piera Maggio, la madre della piccola Denise Pipitone, sui social.
Ai nostri microfoni, Giacomo Frazzitta, avvocato della famiglia di Denise Pipitone avanza un dubbio che, se fondato, potrebbe aprire a nuove ipotesi sulla scomparsa della bambina. “Nel corso degli anni la mia assistita ha trovato altre microspie, e di volta in volta le ha portate alle forze dell’ordine, che hanno proceduto con un verbale di consegna. Un procedimento non era mai stato aperto prima, questo fa presumere che non sono state riconosciute di proprietà dello Stato”, aggiunge l’avvocato.
Sui social, Piera Maggio ha scritto: “Ovviamente non sappiamo se ce ne sono ancora delle altre e a dire il vero, non abbiamo mai avuto questa curiosità perché non avevamo niente da nascondere”.