L’organizzazione per la difesa dei diritti civili denuncia pubblicamente il rischio di un genocidio e invita l’ONU a intervenire
Il Sudan sta vivendo un periodo storico molto particolare e delicato. Da più di un anno sul territorio è in corso un conflitto armato tra l’esercito sudanese e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces. Si tratta del terzo colpo di stato, dopo i precedenti del 2019 e del 2022. Scoppiato il 15 aprile del 2023, la battaglia simbolo è quella di Khartum, combattuta per stabilire il controllo della Capitale. Nei tredici mesi dall’inizio dei combattimenti sono quasi ventimila le persone rimaste uccise e tra queste figurano anche decine di migliaia di civili.
La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite era intervenuta in passato per avvisare del rischio di possibili crimini di guerra. Ma le loro avvertenze sono state completamente ignorate, causando un esito sempre più drastico ogni settimana che passa. A diffondere l’appello, di recente, è stata anche l’Human Right Watch, un’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani. In un recente rapporto hanno reso noto le azioni criminali delle RSF che: “hanno condotto una campagna sistematica per rimuovere l’etnia Massalit, arrivando ad uccidere molti esponenti“. Questa violenza, che ha compreso torture, saccheggi, stupri ed esecuzioni, avrebbe raggiunto il suo apice lo scorso giugno, uccidendo in pochi giorni migliaia di Massalit.
Un genocidio in piena regola, svoltosi in particolar modo nella città di El-Geneina, presso la regione di Darfur. Qui ad aprile di un anno fa sono state uccise tra le 10.000 e le 15.000 persone. I quartieri dei Massalit sono stati totalmente rasi al suolo, impiegando anche l’uso di bulldozer per buttare giù le loro case e impedendo ai fuggitivi di tornarvici. Un’operazione di pulizia etnica che si sta svolgendo serenamente alla luce del sole, senza che nessuno intervenga per bloccare questo scempio. L’HRW, in questo senso, sta cercando di svegliare le coscienze, anche die governi esteri, nella speranza che presti cali la parola fine su questi tragici fatti.
Vista la gravità degli attacchi, che mirano chiaramente – sottolinea l’Human Right Watch – ad allontanare questa etnia dalla regione del Darfur, è stata chiesta ufficialmente un’indagine. La volontà sarebbe quella di un intervento immediato con delle durissime sanzioni contro i responsabili. Ma non solo. L’HRW avrebbe chiesto anche alle Nazioni Unite di muoversi andando a estendere l’embargo sulle armi nel Darfur a tutto il Sudan. Delle decisioni che si spera verranno prese al più presto, così prima per limitare e poi bloccare quello che sta accadendo nella regione.