“Penso che le studentesse che hanno impedito di parlare la ministra Roccella vivano di allucinazioni. Non vedo alcun provvedimento del governo volto a toccare la 194”.
Jocopo Coghe, vicepresidente di Pro Vita commenta così le contestazioni studentesche agli Stati generali della natalità. Ieri la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Eugenia Roccella, ha deciso di lasciare l’evento perché le è stato reso impossibile parlare. Oggi invece, i ministri Giorgetti e Valditara hanno deciso di non partecipare.
“Quello che è successo è la dimostrazione del clima di odio nei confronti dei pro-vita – dichiara Coghe – L’abbiamo vissuto sulla nostra pelle quando il 25 novembre è stata attaccata la nostra sede. Al ministro Roccella hanno impedito di parlare per la seconda volta. La prima è stata al Salone del Libro a Torino. C’è un clima di intolleranza totale. Chi non la pensa come loro non può parlare. Questo è grave perché può sfociare in atti di violenza”.
Oggi, nel giorno di Papa Francesco agli Stati Generali della natalità, si sono verificati tensioni e scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, durante i quali almeno sei persone sono rimaste ferite. La polizia ha cercato di impedire al gruppo formato da circa 250 studenti, anche giovanissimi, di raggiungere l’Auditorium di via della Conciliazione a Roma, dov’è intervenuto Papa Francesco.
“Non c’è alcun provvedimento del governo volto a toccare la 194 e lo dico io che sono contrario alla legge ed ho una visione opposta a questi giovani”, dichiara Coghe.
Il vicepresidente di pro-vita tende una mano al dialogo: “Noi siamo chiari sull’aborto: crediamo che sopprima una vita innocente nel grembo materno, perché dal concepimento alla morte naturale si tratta di un essere umano. E crediamo che sia necessario che lo Stato si impegni a rimuovere i motivi che inducono le donne ad abortire. Prima di tutto, quello economico”.
Partire da posizioni diverse quindi, tra chi è favorevole e chi è contrario all’aborto, per arrivare a un punto in comune: lavorare sul sussidio alle donne che sono costrette ad abortire per motivi economici o motivi che non dipendono direttamente da loro. “La maggioranza delle donne abortisce per motivi socio-economici. Sarebbe molto più semplice un intervento dello Stato per cercare di rimuovere questi motivi. Non mi sembra una risposta molto divisiva, e nemmeno di togliere un diritto a qualcuno. Al contrario, mi sembra di ampliare la platea dei diritti”.