Il tribunale si è espresso sulla richiesta dei legali della 39enne milanese, candidata con Avs alle prossime elezioni Europee
Ilaria Salis è pronta ad uscire dal carcere di massima sicurezza di Budapest, dove è reclusa da oltre 15 mesi con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di due neonazisti e con l’aggravante dell’appartenenza a un’organizzazione antifascista. La nostra connazionale ha visto accogliere dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai propri legali.
Ilaria Salis può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentati dai suoi legali, che impugnavano la decisione del giudice Jozsef Sós, che nell’ultima udienza (dello scorso 28 marzo) le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. L’appello ha avuto un epilogo diverso: la richiesta dei suoi avvocati è stata accolta e le permetterà di poter uscire dal carcere di massima sicurezza, che la ospitava da oltre 15 mesi.
La 39enne attivista milanese è candidata alle prossime elezioni europee con Avs. Si trova agli arresti per aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento deciso dal Tribunale (che diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale), le permetterà di uscire dal carcere e di andare ai domiciliari: la Salis indosserà anche il braccialetto elettronico.
La scelta del Giudice: a quanto ammonta la cauzione
La Corte d’Appello Metropolitana ha posto fine all’arresto di Ilaria Salis, stabilendo una cauzione di 16 milioni di fiorini (circa 41.500 euro) e ne ha ordinato la sorveglianza penale. Il caso è in corso presso la Corte di Giustizia Metropolitana sulla base dell’atto di accusa della Procura Metropolitana contro la 39enne italiana, ritenuta responsabile di un’organizzazione criminale e per tentata aggressione. Il 14 febbraio scorso il Tribunale metropolitano e la Corte d’appello metropolitana hanno confermato l’arresto e ne avevano ordinato la permanenza in carcere a causa del rischio di fuga e clandestinità. L’avvocato della difesa aveva chiesto più volte la scarcerazione o la possibilità di scontare la pena ai domiciliari, chiedendo una cauzione (di 16 milioni di fiorini).
La prima richiesta era stata respinta, poi la svolta
Il Tribunale metropolitano aveva respinto queste istanze, ma l’imputato e la sua difesa hanno presentato ricorso. La difesa ha sostenuto che nel frattempo si sono verificati cambiamenti significativi nella situazione personale dell’imputata: l’essere in regola in entrambi i Paesi e avendo residenza a Budapest, hanno permesso ai legali della Salis di far decadere il pericolo di fuga. Inoltre i legali della nostra connazionale, hanno battuto sull’inesistenza di prove che dimostrassero il suo ruolo centrale in uno qualsiasi degli atti a lei imputati o che abbia causato direttamente lesioni. Il ricorso è stato ritenuto fondato dalla Corte d’appello metropolitana nell’ordinanza di oggi
Secondo la corte, sebbene “il rischio di fuga e di clandestinità possa ancora essere accertato a causa del fatto che i gravi reati imputati sono stati commessi nell’ambito di un’organizzazione criminale, della natura estremamente violenta e persistente dei reati e della mancanza di legami dell’imputato con l’Ungheria”, la difesa ha dimostrato che le circostanze personali dell’imputata sono chiare e ordinate.
Inoltre, l’imputata ha dimostrato un comportamento attivo e collaborativo durante tutto il procedimento penale. Secondo il collegio, il rischio di fuga e di clandestinità derivante dalla condotta dell’imputato e dalla sua mancanza di legami con l’Ungheria può essere eliminato con l’uso di un dispositivo tecnico per monitorare gli spostamenti dell’imputato e con una sorveglianza penale limitata alla proprietà, insieme alla cauzione. “Sulla base di quanto sopra, il tribunale di prima istanza, con l’ordinanza di mercoledì, ha accolto la richiesta dell’imputato di una misura coercitiva meno severa, ha posto fine al suo arresto con una cauzione di 16 milioni di fiorini ungheresi e ha ordinato la sua sorveglianza penale limitata alla sua residenza fino alla decisione del tribunale di prima istanza.
L’imputato può lasciare la proprietà di Budapest designata come luogo di sorveglianza penale solo con il permesso specifico del tribunale, e il rispetto delle regole di condotta deve essere monitorato per mezzo di un dispositivo tecnico per tracciare i movimenti dell’imputato”.
Il padre: “Ilaria è entusiasta”
“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: queste le prime dichiarazioni di Roberto Salis, padre di Ilaria, che ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari alla figlia. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.
Nordio e Tajani: “Soddisfazione”
“Vorrei manifestare la mia soddisfazione per la notizia che abbiamo ricevuto sulla concessione degli arresti domiciliari a Ilaria Salis”. Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio prima di rispondere ad una domanda al question time alla Camera. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante un question time alla Camera, prima del suo intervento ha comunicato ai parlamentari la notizia dei domiciliari concessi a Ilaria Salis in Ungheria. Dall’aula sono partiti alcuni applausi.
Bonelli e Fratoianni: “Ora riportiamola in Italia”
“Grazie alla tenacia della famiglia. Ora vogliamo portarla in Italia, e al Parlamento Europeo a difesa dei diritti La concessione dei domiciliari a Ilaria Salis, dopo l’accoglimento del ricorso presentato dai suoi legali, è una splendida notizia”, questo il primo commento di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra. “Questo risultato si deve innanzitutto alla tenacia e alla determinazione della famiglia – proseguono – e di tutti coloro che invece di stare in silenzio si sono battuti e continueranno a farlo per i diritti di Ilaria e di tutti noi. Siamo felici e ancora più convinti della nostra scelta di candidare Ilaria nelle nostre liste. Ora dopo questa prima vittoria, così importante per lei e tutti noi, vogliamo riportarla in Italia e poi a Bruxelles come Parlamentare europea perché – concludono Bonelli e Fratoianni – la questione del rispetto dei diritti in Europa diventi una questione pienamente politica”. Sulla stessa linea anche l’eurodeputato Avs Massimiliano Smeriglio. “I domiciliari a Ilaria Salis sono un’ottima notizia, premiano l’impegno e la determinazione di Ilaria, della famiglia, e la mobilitazione di tante donne e uomini che hanno permesso a questa vicenda di non essere dimenticata. Ma e’ solo un primo passo, ora concentriamoci sui prossimi obiettivi: l’elezione e la scarcerazione di Ilaria”.