“Se sarò ancora il legale di Di Mare? Dovrà ovviamente essere firmato un nuovo mandato dai familiari, ma come ONA se una persona muore è un fatto grave, e se questa morte fosse stata provocata sarebbe un fatto grave. Quindi se qualcuno in questo caso specifico risultasse responsabile per aver inviato il giornalista in luoghi senza le dovute protezioni, ne risponderà”. Lo ha detto a Notizie.com il legale del giornalista scomparso Franco Di Mare
Si terranno lunedì 20 maggio alle ore 14 nella Basilica di Santa Maria in Montesanto (chiesa degli Artisti) in piazza del Popolo di Roma, i funerali del noto giornalista, conduttore e inviato Rai Franco Di Mare.
La notizia della sua morte era arrivata nella giornata di ieri comunicata attraverso una nota, ”Abbracciato dall’amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall’affetto degli amici più cari oggi a Roma si è spento il giornalista Franco Di Mare”. L’amato e apprezzato volto dell’emittente pubblica aveva rivelato in diretta televisiva, nel salotto di Fabio Fazio sulla Nove, della sua lotta contro un tumore, un mesotelioma.
Di Mare era apparso profondamente sofferente, collegato da remoto con lo studio di Fazio e con l’ossigeno che gli consentiva di respirare aveva spiegato che la malattia era “legata alla presenza di amianto nell’aria e che si contrare tramite la respirazione di particelle di amianto, senza rendersene conto”. Nel suo intervento aveva attaccato inoltre la Rai, che poi aveva replicato dicendo di non sapere. ”Capisco che ci siano ragioni sindacali e legali, io chiedevo lo stato di servizio, l’elenco dei posti dove sono stato per sapere cosa si potrebbe fare. Non riesco a capire l’assenza sul piano umano, persone a cui davo del tu che si sono negate al telefono. Trovo un solo aggettivo: è ripugnante”, aveva commentato sempre in diretta il giornalista.
Di Mare si era laureato in Scienze Politiche a Napoli. Nel 1980 inizia a lavorare all’Unità come cronista di giudiziaria, poi la collaborazione con diverse agenzie, fino a quando non diventa giornalista professionista nel 1983. Con l’Unità diventerà prima redattore, poi inviato speciale, quindi caporedattore. L’arrivo in Rai risale al 1991, redazione esteri TG2. Nel 1995 si occupa della guerra nei Balcani. Nel 2002 passa al TG1. Qui seguirà buona parte dei conflitti degli ultimi 20 anni: Bosnia, Kosovo, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo, Afghanistan. Di Mare sarà poi anche conduttore di programmi. Stimato e apprezzato dal pubblico come dai colleghi del servizio pubblico. La sua storia, come giornalista prima e come uomo poi fino all’annuncio della malattia mortale, toccarono il cuore di tutti.
“Il 23 novembre del 2023 Franco Di Mare moderò, ed era già molto malato, un convegno dell’ONA (l’organizzazione nazionale contro l’amianto) – dice contattato al telefono da Notizie.com il legale del giornalista Ezio Bonanni – in diversi colloqui delle ultime settimane aveva espresso la necessità di proseguire nella battaglia che anche in tv aveva annunciato. Il mio rapporto con Franco Di Mare iniziò 19 anni fa, lui fu il primo a fare a farmi un’intervista sull’amianto, le cui particelle se respirate causano il mesotelioma, il tumore al polmone, alle ovaie nelle donne, alla laringe. Nei nostri ultimi contatti, via messaggio quando a ridosso della sua scomparsa non gli era possibile esprimersi a parole, mi diceva di voler combattere per la legalità e la giustizia, pur pensando alla certezza della sua morte. Anche se, come lui stesso aveva affermato, la partita finisce quando arbitro fischia! Di Mare era un uomo combattivo, sosteneva di avere una enorme fiducia nella mia persona, riteneva l’amianto un killer silenzioso e sottovalutato dalle istituzioni. Perchè è vero, l’amianto uccide migliaia di persone. Eppure non se ne parla mai”.
L’avvocato Ezio Bonanni non vuole aggiungere molto di più a queste parole , nel rispetto del momento di forte dolore vissuto dalla famiglia del giornalista, ma prima di riattaccare ci dice “Se sarò ancora il legale di Di Mare? Dovrà ovviamente essere firmato un nuovo mandato dai familiari, ma come ONA se una persona muore è un fatto grave, e se questa morte fosse stata provocata sarebbe un fatto grave. Quindi se qualcuno in questo caso specifico risultasse responsabile per aver inviato il giornalista in luoghi senza le dovute protezioni, ne risponderà”.