“Si devono vergognare. Mentre Giorgia Meloni prometteva di impegnarsi contro l’omotransfobia, in Europa l’Italia votava contro la dichiarazione”.
Non usa mezzi termini Cathy La Torre, famosa avvocata per i diritti civili, commentando il no dell’Italia alla dichiarazione Ue per la promozione delle politiche europee a favore della comunità Lgbtqi+, preparata per la Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia.
Il documento è stato presentato dalla presidenza di turno belga. Oltre all’Italia, non hanno firmato l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Croazia, la Lituania, la Lettonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. “Si devono vergognare. Mentre Giorgia Meloni dichiarava che il governo si sarebbe impegnato contro l’omotransfobia, in Europa votavano contro il documento”.
Secondo la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccella, la dichiarazione “era in realtà sbilanciata sull’identità di genere, quindi fondamentalmente il contenuto della legge Zan”.
Cathy La Torre in esclusiva a Notizie.com risponde: “La ministra nella sua testa ha una crociata contro l’identità di genere. Detto questo, il documento era un impegno, non una legge o un atto vincolante. L’Italia ha votato con Paesi come la Romania e l’Ungheria: una roba vergognosa”.
L’Italia al 36esimo posto sui diritti Lgbtqi+
Ieri l’ILGA ha pubblicato la classifica 2024 sui diritti Lgbtqi+ che vede l’Italia alla 36esima posto. “In un anno siamo scesi di tre posizioni”, spiega La Torre, sottolineando che l’omofobia esiste anche a livello istituzionale. “Un candidato non può permettersi di dire a un altro che non è normale perché omosessuale. In campagna elettorale non è possibile dire qualsiasi cosa”.
Senza fare nomi, l’avvocata si riferisce a Roberto Vannacci, candidato con la Lega alle europee. Il 6 maggio a Quarta Repubblica su Rete 4, il generale si è riferito così ad Alessandro Zan del Pd: “Come gay, lei non rappresenta la normalità per un fatto statistico”.
“In un Paese civile sarebbe scoppiata una polemica e il candidato non sarebbe stato più invitato in tv. Viviamo in un Paese in cui vige la libertà di espressione e di parola, purché non si insulti qualcun altro”, aggiunge La Torre.
Avvocata, parte del centrodestra ritiene che la dichiarazione Ue fosse in realtà una “trappola” per imporre la teoria gender in Europa. Uno dei temi più discussi tra governo italiano e comunità Lgbtqi+ riguarda proprio la famiglia. È possibile un punto di incontro?
“Il punto di incontro lo ha indicato la Corte Costituzionale. Le coppie di genitori gay e lesbiche hanno bisogno di tutela. Bisogna fare una legge che difenda la genitorialità. L’hanno detto più volte sia la Corte europea dei diritti umani che la Corte Costituzionale. Non possiamo non tutelare questi bambini. Nel caso delle persone transgender, per fortuna la legge c’è, è del 1982 e non verrà toccata”.
L’Italia fa abbastanza nella lotta contro la discriminazione delle persone transgender?
“L’Italia dovrebbe impegnarsi di più nella lotta contro la discriminazione nei confronti di queste persone, che fanno una fatica incredibile a trovare un lavoro e a non essere discriminate sul luogo di lavoro. È inaccettabile”.
Nella classifica ILGA 2024, l’Italia è al 36esimo posto nella classifica sui diritti Lgbtqi+.
“L’Ilga ogni anno fa una mappa e l’Italia risulta sempre dal 29esimo posto in giù. La cosa che sconvolge però, è che in un anno abbiamo perso tre posizioni. Ilga ha verificato che siamo andati indietro dal punto di vista sociale e culturale, anche dell’omofobia istituzionale e delle cose che vengono dette in televisione. Quindi gli impegni da prendere sono tanti, ma non si vogliono prendere”.