A Notizie.com parla l’ex giocatore della nazionale e della Lazio, esalta la Dea: “La differenza? Quando senti Gasperini dire che è un vantaggio giocare ogni tre giorni e non un peso, tanti allenatori dovrebbero imparare…”
“Non c’è niente da dire anzi solo da ammirare, alzarsi in piedi e applaudire fino a quando non ti fanno male le mani, questa è l’Atalanta, una società e un modello di competenza, serietà e di progettualità, quando hai tutte queste cose insieme fai calcio e vinci. E la cosa bella che loro riescono a farlo sempre e in maniera semplice sono sempre lì. Ho finito di giocare e sono sempre lì da anni, era solo questione di tempo“. A parlare così a Notizie.com è un ex giocatore come Marco Parolo che da sempre stima e apprezza l’Atalanta e tutto quello che riesce a fare e ha fatto in questi ultimi anni, anche se con la Lazio è riuscito a batterla in finale di coppa Italia, era la prima finale della Dea. “Si vero, ma si vedeva che era una squadra che poteva vincere anche quella sera, ma per fortuna abbiamo vinto noi e con merito, ma quanto è successo a Dublino è il preludio di tutto quello che è avvenuto prima, anche di quella sera con noi“.
Per Marco Parolo ci sono tanti segreti e tanti motivi che hanno portato l’Atalanta a vincere questo trofeo: “Poteva vincere prima, vero ma nonostante questo non hanno mai abbandonato la strada maestra, Percassi si è dimostrato un ottimo presidente che ha dato tempo e spazio a chi aveva scelto come Gasperini e tutti i dirigenti che ha avuto in questi ultimi anni, penso anche a Sartori, ad esempio”.
“Il segreto dell’Atalanta è di non andare oltre, per me è difficile che possano vincere lo scudetto…”
Ma c’è di più secondo Parolo e a Notizie.com lo spiega per bene, e da ex giocatore la sua motivazione fa riflettere: “Una delle armi vincenti di questa squadra è quando senti Gasperini dire che giocare ogni tre giorni è un vantaggio e anche un piacere. Finalmente un allenatore che dice queste cose qua, avendo il coraggio di mettersi in gioco e non nascondersi e lo dice perché ci crede davvero, quando in realtà ci sono tecnici che te lo fanno quasi pesare. Quando andavi in nazionale e arrivavano quelli della Juve li sentivi dire la stessa cosa, ma quale stanchezza è bello e avvincente giocare ogni tre giorni“. Eppure si sentono tanti giocatori, non solo allenatori che affermano questi concetti: “Chi lo dice sbaglia, perché semmai può essere una stanchezza mentale, ma è bello giocare ogni tre giorni, certo te lo deve permettere anche la rosa, ma quando senti allenatori dire una cosa del genere, hanno anche una grande voglia di mettersi in gioco finalmente, ma sono pochi”