È stata ordinata dal governo una spedizione alla ricerca di un relitto di trecento anni fa pieno di tesori dal valore di miliardi di euro
Una caccia a un tesoro sparito centinaia di anni fa. No, non è l’inizio di un avvincente racconto piratesco, ma solo l’ultima decisione presa dal governo colombiano. Per comprendere meglio ciò di cui stiamo parlando, però, è necessario fare un salto indietro all’8 giugno 1708. I protagonisti di questa storia sono un galeone spagnolo, il San José, composto da 3 alberi e 62 cannoni, e il suo equipaggio di quasi 600 marinai. Di ritorno dai Caraibi, dove avevano consegnato alcune merci, portavano con loro alcune ricchezze destinate alla Corona catturate dalle miniere di Potosi in Perù. Mentre intraprendevano la rotta per casa, però, si sono imbattuti in una nave inglese.
Questa si affiancò all’imbarcazione iberica e lasciò partite una raffica di cannonate. La San José affondò rapidamente e né del galeone, né dell’equipaggio e né tantomeno del tesoro si seppe più nulla. Questo almeno fino al 15 settembre del 2015. A più di trecento anni di distanza quello che viene chiamato il Sacro Graal dei relitti è stato ritrovato. Al suo interno, più precisamente nella stiva, era presente e intatta un’enorme quantità di oro. Il suo valore e la sua importanza, però, hanno fatto sì che la sua posizione restasse un segreto di stato, onde evitare eventuali saccheggi.
Solo alcune immagini sono emerse negli anni. Da una stima approssimativa si parlerebbe di un bottino dal valore di miliardi di euro, composto da lingotti d’oro, monete, cannoni del 1655 e stoviglie cinesi. Per la Colombia, però, il denaro passerebbe in secondo piano davanti all’importanza culturale di un relitto come questo. Simbolo di una storia politica, sociale, militare e molto altro. Per questo motivo l’area in cui si trova l’imbarcazione è attualmente archeologicamente protetta. Secondo l’Istituto Colombiano di Antropologia e Storia, la spedizione si dividerà in più fasi.
Nella prima, quella prossima alla partenza, l’obiettivo sarà scattare ulteriori fotografie a distanza. Gli studiosi hanno, infatti, la necessità di ottenere informazioni sul tesoro e sulle condizioni della nave. Questi dettegli saranno fondamentali per decidere se ci sono i presupposti per estrarla dal mare o il rischio di distruggerla è troppo elevato.
Nel caso in cui si dovesse decidere di riportarla alla luce, a quel punto saranno sempre loro a stabilire le modalità con cui verrà svolta l’operazione. In questo senso, saranno ulteriori nuovi viaggi e nuove testimonianze, probabilmente più accurate. Per il momento tutto ciò che sappiamo sulla leggenda della San José è frutto degli studi di Roger Dooley. Quest’archeologo non solo imparò ogni avventura, ma fu lo stesso a individuarne la posizione.