Lorenzo Riggi di Geopolitica.info in esclusiva ai nostri microfoni: “Le parole di Stoltenberg sono molto chiare e alla fine si arriverà ad un compromesso”.
La Nato, attraverso il segretario Stoltenberg, chiede un maggiore impegno agli Stati per aiutare l’Ucraina. Parole che hanno procurato diverse polemiche. Reazioni che hanno portato il numero uno dell’Alleanza a ritrattare precisando che “non c’è nessun paino per inviare truppe o aerei a Kiev“.
Di tutto questo e dei possibili risvolti sul conflitto noi ne abbiamo parlato in esclusiva con Lorenzo Riggi, responsabile desk Russia del Centro Studi Geopolitica.info.
Riggi: “L’invio di armi e mezzi non cambierà le sorti del conflitto”
Lorenzo Riggi, come possiamo interpretare le parole di Stoltenberg?
“L’idea generale è chiara: continuare a sostenere l’Ucraina e spingere i Paesi europei più reticenti a fare di più. Questo significa non soltanto mandare più armi e mezzi, ma anche autorizzare il loro impiego nel territorio russo“.
Possiamo dire che è una posizione molto simile a quella della Francia?
“Difficile da dire. La Francia è stato il primo Paese di peso ad aprire all’invio dei soldati in Ucraina, ma è quella che partecipa meno negli aiuti a Kiev. Di conseguenza la posizione sembra contraddittoria. Però non sono dichiarazioni in linea rispetto a quelle di Stoltenberg“.
Le dichiarazioni possono creare dei problemi agli Stati Uniti? Diciamo che la posizione americana fino a qualche settimana fa era differente.
“In un certo senso sì. Nella Nato sono sempre esistite posizioni massimaliste, mediane e più caute. E’ chiaro che in un momento in cui alcuni Stati cercano uno scatto in avanti, non può che portare ad uno strappo o a tensioni interne“.
Si arriverà ad un compromesso?
“Magari in modo lento, ma sì almeno sull’invio delle armi. Penso che prevarrà la linea dell’asserzione. Rispetto all’invio di soldati non penso perché è tutto un’altra cosa“.
L’invio di armi e mezzi cambierebbe qualcosa sull’esito della guerra?
“Nel lungo periodo no. Potrebbe permettere di dare fiato all’Ucraina e colpire qualcosa in Russia, ma il problema alla base resta ed è quello della produzione occidentale. Anche se ci dovesse essere un rifornimento consistente, Kiev dovrebbe utilizzarli con parsimonia vista la mancanza della logistica fondamentale se si guarda al lungo periodo“.