Lorenzo Zacchi, responsabile Medio Oriente di Geopolitica.info, in esclusiva ai nostri microfoni: “Netanyahu è criticato ormai da tempo anche in Israele”.
E’ di sette morti il bilancio definitivo del raid di Israele contro una tendopoli a nord-ovest di Rafah. Un attacco che ha portato ad una condanna internazionale unanime. Ma anche a Tel Aviv sono in corso degli accertamenti per capire meglio cosa è successo. Le parole di Netanyahu, che ha parlato di un tragico errore, non convincono e così la Procura militare ha deciso di aprire un’inchiesta, gestita dalla commissione indipendente.
La nostra redazione in esclusiva ha contattato Lorenzo Zacchi, responsabile Medio Oriente di Geopolitica.info, per capire il significato di questo attacco, ma anche proiettarci a quello che potrà accadere nei prossimi giorni tra Hamas e Israele.
Zacchi: “L’attacco alla tendopoli va condannato”
Lorenzo Zacchi, come possiamo spiegare il duro attacco di Israele a Rafah?
“Il significato dell’operazione è quello già detto in passato. Israele crede che dentro Rafah ci siano una buona parte degli esponenti di Hamas. Il blitz dal punto di vista da Netanyahu va a concludere le operazioni iniziate dopo il 7 ottobre. Poi è chiaro che l’episodio avvenuto nella notte va assolutamente condannato“.
Condanne che stanno arrivando dall’intero Occidente.
“Netanyahu è ormai criticato da molte settimane dentro e fuori Israele. E’ chiaro che le immagini della strage della tendopoli sono state molto dure. E’ un episodio ancora non molto chiaro. Israele ha confermato di aver ucciso due terroristi ed effettuato l’attacco in una zona non umanitaria. Ma sappiamo anche che la tendopoli per i cittadini di Gaza era una zona sicura. Va ulteriormente detto che un paio d’ore fa i giornalisti di Al Jazeera hanno scritto che è stata colpita anche la zona umanitaria a Nord della Striscia. Israele non sta tenendo conto di eventuali effetti collaterali. La volontà è quella di chiudere il prima possibile l’operazione militare”.
Possono esserci quindi effetti collaterali?
“Dal punto di vista internazionale sì. E’ l’episodio che ha scosso tutte le cancellerie. Abbiamo letto le dichiarazioni di tutti i leader europei. Anche il ministro Tajani ha chiesto il cessate il fuoco“.
Si può dire che Netanyahu è sempre più isolato?
“Sì. Questo è uno dei momenti più bassi della sua reputazione internazionale“.
L’attacco a Rafah avvicina il negoziato?
“Le ultime notizie ci danno le immagini dei carri armati dentro Rafah. Al momento Hamas non vuole aprire al negoziato. Probabilmente per qualche giorno si continuerà a combattere all’interno della città e poi forse Israele potrebbe dichiarare conclusa l’operazione e cercare la pace“.