Il marito continuava a ricevere foto dalla sua ex ragazza, la moglie le ha prese e pubblicate sui social, ora dovrà difendersi in tribunale
I pericoli dei social sono ormai noti. Argomento di discussione da anni, i governi internazionali sono a caccia di un modo per regolamentarli con leggi più stringenti. Spesso sentiamo parlare di cyber bullismo, di frodi, di pubblicazioni illecite e ogni altro genere di reato possibile su queste piattaforme. L’avere davanti un cellulare conferisce al possessore di un account, seppur solo apparentemente, il potere di dire o fare ciò che vuole. Nascono così i classici ‘leoni da tastiera’ o in alcuni casi ‘haters’ che in realtà rappresentano solo una piccola parte dell’enorme problema.
Si inizia da commenti irrilevanti, fino agli insulti e gli attacchi gratuiti. Per poi spostarsi su illeciti ancor più gravi come la pedofilia, la diffamazione, la sostituzione di persona, lo stalking, le molestie o minacce e la lesione della privacy. Una serie di reati che rendono un semplice mezzo per socializzare, un pericolo al quale mettere un freno immediato. E se qualche anno fa questo sembrava essere una situazione circoscritta ai giovani – non per questo meno grave, anzi – oggi sembrerebbe essersi allargata. Tra Facebook, Instagram, X (ex Twitter) e molti altri network, sono innumerevoli gli adulti che si sono incamminati su un percorso discutibile.
Un caso, avvenuto nella cittadina belga di Courtrai nel 2021, ne è la perfetta dimostrazione. L’autrice è una donna di 32 anni che per vendicarsi del fatto che l’ex fidanzata del suo compagno continuava a mandargli foto e video nuda, ha deciso di pubblicarle su Facebook. Creatasi un profilo falso, le ha raccolte e rese visibili a milioni di persone. Un’azione che ora le costerà molto caro. Dopo aver ricevuto la pesante umiliazione, infatti, la vittima ha deciso di denunciarla chiedendo 5.000 euro di danni morali e altri 7.500 euro di danno d’immagine. Le immagini, in effetti, non sono state viste solo da sconosciuti.
La trentaduenne ha ben pensato di inoltrarli via e-mail anche al suo datore di lavoro, causandole un imbarazzo incredibile. In difesa della donna è intervenuto il suo avvocato: Thomas Vandemeulebroucke. Il legale ha provato a prendere le parti della sua assistita: “China la testa e chiede perdono, è dispiaciuta, non lo farà più” – rivela, prima di aggiungere polemizzando – “Il risarcimento? È un’esagerazione! Sono già stati pagati 1.000 euro e dovrebbero essere sufficienti“. Nel processo svoltosi ieri in tribunale la sua proposta di sospensione della pena non è stata accettata dal pubblico ministero che, in risposta, ha chiesto 10 mesi di carcere e una multa di 400 euro. La sentenza sarà resa nota il 24 giugno.