“I seminari sono finanziati dai contribuenti italiani e lo stesso clero è pagato con l’8×1000. Ci auguriamo che non ci sia alcuna azione discriminatoria della Chiesa, soprattutto con i fondi pubblici”.
Ai nostri microfoni, Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay Lgbt, interviene sulla polemica nata ieri in seguito alle parole di Papa Francesco di ieri durante un incontro a porte chiuse con i vescovi italiani.
“Il papa si è scusato, ha detto che la Chiesa accoglie tutti, ma non si è capito cosa cambierà, ci auguriamo che non ci sia alcuna azione discriminatoria, soprattutto con i fondi pubblici. Fino a che non ci sarà chiarezza, invitiamo il governo a sospendere i fondi dell’8×1000”, aggiunge.
Nell’incontro il Pontefice avrebbe invitato i vescovi della CEI a una maggiore selezione negli accessi ai seminari, recriminando un eccesso di “frociaggine”. Poche ore dopo si è scusato con una nota ufficiale del Vaticano: “Non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l’uso del termine, riferito da altri”. Nella nota si legge anche che “nella Chiesa c’è spazio per tutti”.
Secondo Marrazzo, le parole del Papa hanno portato alla luce due elementi: “Il primo: in base a quanto dichiarato, i fondi pubblici, in particolare dell’8×1000 utilizzato per pagare il clero, avrebbero un elemento discriminante, che non è solo la fede, ma anche l’orientamento sessuale, che secondo la nostra normativa è un dato sensibile. Il secondo riguarda l’espressione che ha utilizzato. Hanno detto che il Papa nono conosce la lingua italiana, ma “frociaggine” non è una parola bella e non fa sentire accolte le persone”.
Il portavoce del Partito Gay Lgbt critica il Papa anche per aver messo in evidenza che l’incontro con i vescovi della CEI era privato: “Come dire: chi fa la spia non è figlio di Maria. Probabilmente tra i vescovi c’era qualcuno omosessuale o vicino alle nostre cause come tanti, e si è risentito. Ad oggi la Chiesa non richiede l’orientamento sessuale, ma il voto di castità”.
Il tema dell’apertura agli omosessuali è oggetto di dibattito in Vaticano da molto tempo e dal 2005 esiste una regola per il clero che Papa Francesco ha confermato nel 2016. Stabilisce che pur rispettando le persone omosessuali, la Chiesa non può ammetterle al Seminario e agli Ordini sacri.
Dopo l’apertura dimostrata da Bergoglio negli ultimi tempi, nell’ultima assemblea che si è svolta ad Assisi, i vescovi italiani hanno approvato un emendamento che ribadisce l’obbligo del celibato per tutti i seminaristi, anche omosessuali, aprendo per questi la possibilità di diventare sacerdoti.
Questo emendamento distingue tra atto e tendenze omosessuali: “Atto, inteso al voto di castità, vale per tutti ed è una scelta della Chiesa. Ma allora se un prete è omosessuale non può aver avuto rapporti sessuali prima del seminario e un etero sì?”.