Il leader dei Cinquestelle non si arrende e nella sua campagna elettorale, nonostante il Governo l’abbia abolito, propone il Rdc a livello europeo
Non molla di un centimetro. Anzi sempre più convinto di andare avanti per la sua strada e per le sue battaglie. Se poi in Italia il Reddito di Cittadinanza non attecchisce più anzi è stato praticamente abolito, poco importa. E quando qualcuno gli fa notare del più Europa o meno Europa, Giuseppe Conte replica con un “vogliamo essere protagonisti a Bruxelles, ma il punto è quale Europa vogliamo”. Per il punto di riferimento dei Cinquestelle, non ci sono dubbi di alcun genere: “Vogliamo una Europa che porti avanti quella svolta solidale che abbiamo impresso durante la pandemia, anche grazie a uno strumento come il NextGenerationEu“. E non gli si chieda della guerra. lì c’è la vera divisione, soprattutto per quello che è successo alle Nazioni Unite qualche tempo fa: “Dividersi sul massacro di Gaza, come successo all’Onu, è vergognoso“.
Sulla transizione ecologica, Giuseppe Conte ha le idee ben precise e anche in questo caso va avanti e soprattutto contro il governo Meloni, reo di non dire la verità su determinati argomenti e andare avanti senza dire le cose come stanno: “Noi dobbiamo salvare le nuove generazioni, contrastando i cambiamenti climatici e andando avanti con le fonti rinnovabili. Senza dimenticare anche l’intelligenza artificiale, che distruggerà tanti profili professionali e ne creerà di nuovi: anche per questo serve un reddito di cittadinanza europeo e non dimenticando che c’è una corsa al riarmo che noi contrastiamo con tutte le nostre forze“.
“Non sono pentito di non essermi candidato”
E’ chiaro sotto diversi punti, Giuseppe Conte e non si è pentito di non essersi candidato alle Europee anzi il suo è quasi un vanto: “Non inganno gli elettori, chi di noi si candida va al Parlamento non facciamo come gli altri leader che si candidano e poi non vanno al Parlamento europeo come la Meloni o Tajani“.
E sulla possibilità reale e concreta di vedere il voto dell’8 e del 9 giugno come un test politico nazionale, Conte spiega che è così per un semplice motivo: “Quando Meloni dice: “Scrivete Giorgia sulla scheda” sta personalizzando queste elezioni. Ma il vero test su di lei ci sarà con il referendum sul premierato, lì si giocherà tutto il suo ruolo e la sua forza politica. E rimarrà legata all’esito di quel referendum, che lo voglia o no”