Un allarme sul tema delle malattie professionali in Italia arriva a margine della lettura dei dati Inail sul numero di denunce. L’aumento dei casi preoccupa.
Nel primo quadrimestre del 2024, l’Italia ha registrato un incremento allarmante delle malattie professionali. Secondo i dati forniti dall’Inail, le denunce sono salite a 30.299, segnando un aumento del 26,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa crescita non solo è significativa rispetto al 2023 ma evidenzia anche un trend in preoccupante ascesa negli ultimi anni: +57,1% rispetto al 2022, +62,6% sul 2021, +105,2% sul 2020 e +42,8% sul 2019.
L’analisi dei dati mostra differenze notevoli tra le varie regioni italiane e i settori di impiego. Le gestioni industria e servizi hanno visto il maggiore incremento di casi (+27,8%), seguite dall’agricoltura (+23,9%) e dal Conto Stato (+10%). Geograficamente parlando, le Isole hanno registrato l’aumento più marcato (+53,6%), con il Sud che segue a ruota (+39,2%). Il Centro Italia mostra una crescita del +20,4%, mentre il Nord-Est e il Nord-Ovest presentano incrementi più contenuti. Sorprendentemente la provincia autonoma di Trento ha invece registrato un calo (-5,6%).
La disamina dei dati rivela anche una distinzione significativa tra i generi: i lavoratori maschi hanno contribuito maggiormente all’aumento delle denunce con un salto da 17.399 a 22.549 casi (+29,6%), mentre per le lavoratrici l’incremento è stato del +19,8%. Questa discrepanza si riflette anche nell’analisi della nazionalità dei lavoratori coinvolti: sia italiani che comunitari ed extracomunitari hanno visto aumentare le proprie denunce ma con percentuali diverse.
Queste statistiche lanciano un chiaro segnale d’allarme riguardante la sicurezza nei luoghi di lavoro in Italia. L’aumento sostanziale delle malattie professionali denunciate richiede una riflessione profonda sui sistemi di prevenzione attualmente in atto e sull’efficacia delle misure adottate per proteggere la salute dei lavoratori. La questione si complica ulteriormente considerando le disparità regionali e settoriali che suggeriscono come alcune aree o categorie professionali siano particolarmente vulnerabili o esposte a rischi specifici.
Inoltre la distinzione basata sul genere apre ulteriori interrogativi su come differentemente uomini e donne siano esposti ai pericoli professionali o su come vengano percepite ed eventualmente denunciate tali patologie. Di fronte a questi dati è imperativo che istituzioni pubbliche ed entità private collaborino strettamente per rafforzare le politiche di prevenzione degli infortuni sul lavoro e promuovere una cultura della sicurezza più radicata ed efficace.