Il nipote del creatore della bomba atomica invita ad abbandonare il nucleare per scopi bellici e ad utilizzarlo per salvare il pianeta
Dopo l’uscita del film di Christopher Nolan, al quale hanno preso parte attori come Cilian Murphy e Robert Downey Junior, dominatore indiscusso degli Oscar, il nome J. Robert Oppenheimer è tornato sulla bocca di tutti. Noto come l’inventore della bomba atomica, la stessa sganciata durante la seconda guerra mondiale su Hiroshima e Nagasaki, la storia lo aveva messo in ombra anche a causa delle evoluzione che hanno caratterizzato la sua vita in seguito alla strage in Giappone. Questa volta a far parlare di lui è, però, suo nipote Charles. Quest’ultimo durante una visita a Tokyo, lo scorso lunedì ha sottolineato la necessità del dialogo tra i principali Stati nucleari.
In una conferenza stampa presso il Japan National Press Club ha espresso la propria opposizione alle armi atomiche. Ha sottolineato che, davanti alle tensioni internazionali, il mondo sta entrato in una fase storica pericolosissima. Il tema sul quale ha voluto maggiormente ricalcare è quello di aumentare la collaborazione in particolar modo tra Stati Uniti, Cina e Russia. In questo scenario il nipote di Oppenheimer vede il Giappone come uno di quei Paesi che possono fungere da mediatore per facilitare questa operazione. Una preoccupazione che si sviluppa soprattutto in virtù di quanto sta accadendo nella guerra tra russo-ucraina.
L’idea che avvolge la mente del quarantanovenne è quella di valorizzare il lavoro svolto da suo nonno e dagli scienziati di Los Alamos. Quindi, scansare il valore bellico e distruttivo di questa energia e di usarla per per combattere il cambiamento climatico. Vede in questa soluzione l’occasione di trovare un punto d’incontro per tutto il pianeta: “Possiamo usare la stessa scienza e tecnologia per salvare il mondo invece di distruggerlo“. Una teoria ribadita anche in occasione della sua visita alla città di Hiroshima, avvenuta negli scorsi giorni.
Sabato, infatti, Charles Oppenheimer ha avuto l’occasione di incontrare alcuni hibakusha, ovvero i sopravvissuti alla bomba atomica. Tra questi vi era anche Hiroshi Harada, ottantaquattrenne direttore del Museo Memoriale della Pace. Accolto con piacere da gran parte della popolazione ha voluto sottolineare gli aspetti sopracitati e spiegare la scelta di Robert, di non visitare le due città vittime della sua invenzione quando nel 1960 si recò sull’isola asiatica. “Sono grato di aver avuto l’esperienza di poter andare lì in un viaggio tranquillo e avere conversazioni individuali con le persone” – ha detto prima di aggiungere – “So che mio nonno voleva farlo ma non poté” dice, prima di spiegare che la mancata presenza fu conseguenza delle parole di alcuni consiglieri.