Un impiegato della prefettura locale è stato sorpreso, e arrestato, mentre scattava una foto sotto la gonna di una ragazza adolescente
Il ruolo delle istituzioni è quello di essere protettori la legge, difendendone i valori e garantendone l’applicazione. Un lavoro sicuramente arduo, piuttosto duro, ma necessario per la tutela dei cittadini e della società in cui viviamo. Un mestiere, dunque, che non solo deve monitorare l’applicazione delle norme, ma che obbliga chi ricopre le vesti di uomo dello stato anche a ergersi come esempio per gli altri. Chiunque ricopra un ruolo governativo diviene così un riferimento da seguire per gli abitanti. A questi non sono concessi errori – di una certa gravità, ovviamente -, così come l’opportunità di lasciarsi andare a comportamenti che coincidano con l’abuso della propria posizione istituzionale.
Eppure non è sempre così. L’imperfezione degli esseri umani in alcune circostanze spinge anche loro a commettere sbagli di varia natura. Vi sono però delle volte in cui vengono superati dei limiti oltre i quali non è permesso andare. Situazioni in cui voltare le spalle e lasciar correre – per quanto sia genericamente errato – non è possibile e non resta altro che punire proprio come la legge prevede. Un esempio di queste dinamiche è quanto accaduto di recente in Giappone, paese conosciuto anche per il suo costante e maniacale rispetto delle regole.
Siamo a Toyama, città locata nella prefettura omonima. Qui una pattuglia è stata costretta a intervenire per arrestare un impiegato prefettizio. L’accusa, secondo quanto riportano i media locali, sarebbe quella di aver scattato, non troppo di nascosto, una foto sotto la gonna di una adolescente mentre passeggiava dentro un centro commerciale. Probabilmente colto da un desiderio attrattivo o sessuale assolutamente inconcepibile e oltre ogni norma e rispetto Takashi Usami, non appena ha visto la giovane ragazza, ha afferrato il cellulare e si è messo in evidenza nel tentativo di inquadrare al di sotto del suo indumento.
Un movimento troppo esplicito che, fortunatamente, è stato notato da una guardia di sicurezza della struttura che lo ha fermato. L’agente lo ha poi arrestato e portato nella centrale di polizia più vicina. Qui Usami è stato interrogato e ha ammesso il suo crimine. Nei prossimi giorni le autorità tenteranno di capire se si tratta della prima volta che si rende protagonista di episodi del genere oppure se era già accaduto in passato. Un dettaglio fondamentale prima di essere giudicato dal tribunale cittadino che ne decreterà la pena. Nel frattempo, il cinquantacinquenne rischia di perdere il proprio posto di lavoro nella prefettura.