Anniversario Berlusconi, Sacchi: “Quanto mi manca e quella maledetta telefonata…”

A Notizie.com il ricordo, l’emozione e i rimpianti del primo tecnico che ha reso grande il Milan del Cavaliere: “E’ una delle persone a cui ho voluto più bene nella mia vita”

E’ un giorno triste e al tempo stesso diverso, triste perché un amico a cui volevo davvero molto bene non c’è più e non c’è più la possibilità di sentirlo, di parlarci, ma di tutto, quanto era piacevole poter parlare con lui, una cultura incredibile, ma al tempo stesso è un giorno diverso perché sicuramente verrà ricordato Silvio Berlusconi, uno degli uomini più importanti della nostra storia che ha fatto tanto e ha cambiato davvero tanto il nostro modo di vedere le cose, almeno il mio, ma non solo…“. E’ un fiume in piena il primo tecnico che ha riportato il Milan in vetta alla classifica, l’allenatore che ha fatto nascere una delle squadre più belle di sempre, Arrigo Sacchi che a Notizie.com ricorda emozionato il Cavaliere a un anno dalla sua scomparsa: “Io a lui devo tanto, se non proprio tutto, se nel 1987 non si fissava su di me, magari avrei fatto un percorso diverso, forse sempre l’allenatore, ma forse in un altro modo, invece per fortuna ci conoscemmo e subito mi volle al Milan, l’avevo battuto col mio piccolo Parma e lui mi volle conoscere. Mi chiese subito di firmare, non al primo incontro, ma la volta successiva. E lì cambio tutto, cambiò per sempre la mia e non potrò mai esserne più riconoscente“.

L'amicizia
Arrigo Sacchi e Silvio Berlusconi durante un incontro da Bruno Vespa (Ansa Notizie.com)

 

Un incontro che ha cambiato la vita di Arrigo Sacchi, di Silvio Berlusconi anche e del Milan, un connubio vincente che ha portato successi e anche uno stile diverso, un modo rivoluzionario di giocare a pallone. Era un visionario, una persona che riusciva a vedere avanti più di quanto si possa immaginare, cioè, non so come, ma lui quel tipo di Milan lì, è come se l’avesse intravisto in quell’incontro che facemmo la prima volta, anche perché lui cercò me e voleva insistentemente me perché voleva prima avere una squadra che giocasse in modo diverso, bene e che divertisse, tanto le vittorie sarebbero state una diretta conseguenza. E così avvenne“. Avverte la mancanza del suo amico, il Cavaliere e a Notizie.com racconta: “Mi piace proprio usare la parola amico perché questo era, all’inizio eravamo allenatore e presidente, poi negli anni e col tempo, anche quando non ero più al Milan eravamo diventato amici, anche se io non riuscivo a dargli del tu, proprio non ce la facevo, era più forte di me, ma posso dire senza alcun dubbio che è una delle persone a cui ho voluto più bene in tutta la mia vita. Questo sì, questo è vero, questo è quello che sento ancora adesso quando penso a lui, mi creda spesso…“.

“Ho solo il rimpianto di non averlo visto più e quella telefonata che dovevo fare e non feci…”

Il successo
Il momento della celebrazione della prima coppa Campioni conquistata dal Milan di Sacchi e Berlusconi (Ansa Notizie.com)

 

I ricordi sono tanti, i successi e gli aneddoti di quella squadra che tanti conoscono, ma in Arrigo Sacchi c’è ancora un rimpianto e neanche tanto piccolo, anche perché riguarda il periodo finale della vita di Silvio Berlusconi. A Notizie.com lo ricorda ancora: “Ci siamo sentiti al telefono un paio di mesi prima della sua morte, come al solito, appena lo salutai dandogli del lei, il presidente mi rifilò la solita dimostrazione di dargli del tu e per riuscire a farlo, mi diceva sempre di dirgli una parolaccia, ma io non ci riuscivo proprio, lui mi dava del tu e io continuavo con il lei“. La parolaccia in questione era “stronzo” perché secondo il Cavaliereera il modo più semplice per rompere questa specie d’incantesimo di smetterla a dargli del lei”, ma l’ex tecnico non ce l’ha mai fatta. “Era stanco e affaticato, ma sempre sul pezzo, diciamo così, restammo al telefono a chiacchierare del più e del meno, non solo di calcio, ma anche di politica, poi ci salutammo e mi ripromisi di richiamarlo, ma non lo feci e questo non mi fa stare bene, come anche l’invito che ricevetti per pasqua, ma avevo degli impegni e rimandai. E quando seppi della sua morte, rimasi di sasso e pensai subito a queste due cose, ma sapeva, e bene anche, quanto gli volessi bene“.

Sulla squadra e su quel momento meraviglioso dall’87 fino almeno al ’91, di cose ce ne sono davvero tante, ma Sacchi ricorda bene la frenesia, l’attesa e l’ansia per il primo scudetto, “con Berlusconi che nell’ultimo mese-mese e mezzo dalla fine del campionato disse alla squadra che bisogna fare dei sacrifici importanti per ottenere questo successo prestigioso, tra cui non fare sesso, tutti quanti non è che la presero bene, ma accettarono, tranne Gullit, Ruud, che amava le donne, non la prese bene e credo che qualcosa fece ma non ci giurerei…

 

 

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