Un equipe di archeologi ha scoperto a Ostia antica, preziosi indizi su quella che poteva essere la vita vissuta nella Roma nell’età imperiale
In un contesto di rinnovato interesse per il patrimonio storico e archeologico italiano, gli ultimi ritrovamenti nel Parco archeologico di Ostia antica offrono una finestra affascinante sulla vita quotidiana e le pratiche religiose dell’età imperiale romana.
Recentemente, l’Area Sacra del Parco archeologico di Ostia antica è stata teatro di importanti scoperte. Durante gli scavi, finanziati con fondi Cipe e volti alla risistemazione generale dell’area in previsione della sua riapertura al pubblico, sono emersi nuovi frammenti archeologici che gettano luce sui rituali del culto e sull’utilizzo degli oggetti nella vita quotidiana dell’epoca imperiale.
Tra i reperti più significativi vi sono ceramiche di varie tipologie, lucerne, frammenti di contenitori in vetro, lacerti di marmo, ossa animali combuste e noccioli di pesca. Queste testimonianze indicano lo svolgimento nel santuario di sacrifici animali e banchetti in onore delle divinità.
In particolare, l’emersione da un pozzo davanti al tempio di Ercole ha rivelato una cospicua quantità di materiali databili tra la fine del I e il II secolo d.C., eccezionalmente conservati grazie alle condizioni anossiche del fango in cui erano immersi. Fra i reperti emersi spicca un oggetto in legno lavorato a forma di imbuto o calice decorato con incisioni che suggeriscono una funzione ancora da chiarire. Altri elementi rinvenuti presentano modanature “a incastro” che fanno pensare a innesti reciproci per usanze forse legate a riti o alla quotidianità del santuario.
L’Area Sacra dove sono stati effettuati gli scavi è un importante santuario sorto nei pressi della sorgente Aqua Salvia lungo l’antica Via della Foce. Il complesso era dominato dalla mole del tempio dedicato a Ercole ed era luogo, dove i sacerdoti predicevano l’esito delle spedizioni militari ai generali pronti a partire per le campagne belliche. L’attività archeologica è stata coordinata dal responsabile scientifico Dario Daffara, mentre lo svuotamento dei sedimenti nel pozzo è stato condotto dall’archeologo Pellandra.
Il ministro della Cultura Sangiuiliano ha espresso ammirazione per il lavoro svolto ad Ostia antica evidenziando come tali attività contribuiscano non solo alla tutela ma anche alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Il direttore generale Musei MiC Massimo Osanna ha enfatizzato come la ricerca sia fondamentale per la valorizzazione dei beni culturali mentre Alessandro D’Alessio direttore del Parco anticipa la riapertura al pubblico dell’Area Sacra come momento chiave per accedere ai segreti finora celati all’interno di costruzioni antiche.