Tre tifosi olandesi si travestono da Ruud Gullit sugli spalti del Volksparkstadion e vengono accusati di razzismo: uno si ritira dal gruppo
Domenica l’Olanda ha fatto il suo esordio a Euro2024 vincendo per 2-1 nel finale contro la Polonia, grazie al gol del sempre presente Weghorst. La tifoseria olandese, come sempre, si è contraddistinta creano per le vie di Amburgo un’ondata di colore arancione, cantando cori e sventolando al vento le proprie bandiere. Uno spettacolo vero e proprio che ha entusiasmato anche i tifosi neutrali. Tra questi, a destare particolare attenzione, c’erano soprattutto tre sostenitori che hanno deciso di camuffarsi da Ruud Gullit. L’ex centrocampista è una leggenda del calcio mondiale.
In Italia ha vestito la maglia del Milan e della Sampdoria tra il 1987 e il 1995, diventando un idolo internazionale e un simbolo degli ‘Oranje’. Dipingendosi la faccia di nero, per richiamare la pelle del vincitore del Pallone d’Oro, e indossando la maglietta olandese, hanno tentato di riprodurlo il più fedelmente possibile. Se da una parte, però, hanno ricevuto molti apprezzamenti, dall’altra non sono mancate dure critiche che hanno spinto uno dei membri del gruppo a rinunciarci in vista delle prossime partite della Nazionale. Tra queste particolare risonanza hanno avuto alcune accuse di razzismo sui quali si sono espressi anche alcuni storici, individuando dei motivi ben radicati nella tradizione per supportare queste tesi.
Nel mondo social sono stati migliaia i commenti, tra chi provava a difendere la loro immagine e chi individuava il pretesto per attaccarli. “Come puoi rendere omaggio a Gullit senza truccarsi il viso?”, scrive un utente su X, “Beh, magari indossando una maglietta con il suo nome?” – o ancora – “Non è così difficile, basta indossare dei baffi finti e una parrucca” rispondono altri. Una battaglia senza vincitori che imperterrita va avanti ormai da due giorni. Qualcuno, con un po’ più di equilibrio e razionalità prova a far ragionare chi lo attacca:
“Chiediti: Ruud si offenderebbe? Se la risposta fosse “no”, allora forse dovresti semplicemente permettere alla gente di godersi un tributo a uno dei più grandi giocatori olandesi di tutti i tempi“. In tal senso alcuni esperti hanno spiegato come la ‘blackface’ sia stata per anni una forma di razzismo dei bianchi verso i neri. Resta evidente che l’intendo del trio non fosse quello, ma al contrario di esprimere la propria passione verso un idolo. Fatto sta, che il numero di accuse ricevute si è rivelato sufficiente per fa sì che uno dei ragazzi abbandonasse la ‘missione’: “Se le persone si ritengono offese? Questa è davvero l’ultima cosa che voglio. Quindi decido di fermarmi” ha confessato ai microfoni di RTL News.