La Coldiretti della regione Abruzzo ha le idee chiare e spinge per far avere agli arrosticini abruzzesi il riconoscimento di ‘cibo Dop’
L’Abruzzo si trova al centro di una fervente discussione che riguarda uno dei suoi prodotti più emblematici: l’arrosticino. La questione in ballo è il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (Dop), un tema caldo che vede la partecipazione attiva di Coldiretti Abruzzo. Coldiretti Abruzzo insiste sulla necessità del riconoscimento della Dop come strumento essenziale per tutelare l’economia pastorale regionale e soddisfare le esigenze dei consumatori.
Secondo l’organizzazione, solo attraverso la Dop è possibile garantire l’utilizzo di carne autenticamente abruzzese, offrendo così vantaggi tangibili sia per il settore zootecnico sia per i consumatori finali. Questi ultimi dovrebbero avere la possibilità di scegliere consapevolmente prodotti realizzati con vera carne abruzzese, piuttosto che accontentarsi di articoli semplicemente macellati o confezionati nella regione.
A supportare questa posizione vi è un partenariato solido composto dall’Associazione regionale Allevatori (Ara), dall’Istituto zooprofilattico sperimentale e da Spiedì srl, leader nel settore degli arrosticini. Insieme hanno elaborato una relazione che evidenzia i benefici derivanti dalla concessione della Dop all’arrosticino abruzzese.
Tra questi vantaggi si annoverano la delimitazione precisa dell’area geografica di allevamento e trasformazione delle carni ovine e il raggiungimento di elevati standard qualitativi grazie alle caratteristiche peculiari della materia prima e alle tecniche tradizionali adottate nella lavorazione.
Pietropaolo Martinelli, presidente di Coldiretti Abruzzo nonché allevatore, ha messo in evidenza una problematica preoccupante: attualmente gran parte degli arrosticini consumati proviene da importazioni massicce di carni ovine estere. Questa situazione minaccia direttamente la sopravvivenza della tradizionale pastorizia abruzzese e rischia di compromettere l’autenticità del prodotto simbolo della regione. Secondo Martinelli, oltre tre quarti degli arrosticini presenti sul mercato hanno origine straniera.
La richiesta avanzata da Coldiretti non mira a escludere a priori altre forme di certificazione come l’Indicazione Geografica Protetta (Igp), ma sottolinea fermamente che tale opzione non può sostituire la Dop. L’intento è quello di promuovere un modello basato sulla trasparenza totale nei confronti dei consumatori e sulla valorizzazione delle competenze degli allevatori locali. Solo così sarà possibile preservare una tradizione culinaria amata in tutto il mondo e garantire ai consumatori l’autenticità degli arrosticini abruzzesi.
La battaglia per il riconoscimento della Denominazione d’Origine Protetta dell’arrosticino rappresenta molto più che una semplice disputa burocratica; essa incarna lo sforzo collettivo volto a proteggere un patrimonio culturale ed economico prezioso dell’Abruzzo, assicurando al contempo ai consumatori qualità e trasparenza nelle loro scelte alimentari.