Il criminologo Lavorino in esclusiva ai nostri microfoni sulla confessione di Turetta: “Non ha accettato il rifiuto. Si è scatenato il drago interiore”.
“L’ho uccisa guardandola negli occhi. Non voleva vivere con me“, così Filippo Turetta al magistrato secondo quanto rivelato da Quarto Grado. Il killer di Giulia Cecchettin, come riportato da La Repubblica, ha raccontato minuto per minuto quanto successo la sera dell’11 novembre. Prima il litigio, poi l’omicidio, la fuga, il tentativo di suicidio e, infine, la decisione di confessare tutto dopo l’appello fatto dai genitori.
“Nulla di nuovo in quello che ha detto Turetta – sottolinea ai nostri microfoni in esclusiva Carmelo Lavorino, Direttore del CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale) – si è costruito la sua linea difensiva. Naturalmente sta tentando di evitare la premeditazione, ma toccherà alla Procura, agli inquirenti e alle parti civili evidenziare che c’è stata“.
Il criminologo a Notizie.com sottolinea come Turetta “si è dimostrato un bambino crudele, in preda a quello che io definii il coccodrillo dormiente nelle parti nascoste della mente. Si è scatenato il drago interiore, la violenza. Non ha saputo resistere al disprezzo, ha perso il giocatolo e lo ha distrutto. E’ andato in una escalation di violenza, in un overkilling distribuito nella spazio e nel tempo, è entrato in una crisi distruttiva. Dopo si è ripreso, è fuggito, ha capito l’enormità di quello che aveva fatto e sta cercando di limitare i danni organizzando la sua difesa“.
“Ma lasciamo stare il buonismo – conclude Lavorino – ricordiamo che una persona è condannata alla pena e questo soggetto sconti la condanna che merita. Ha distrutto una vita umana, una famiglia, ma anche se stesso. Naturalmente tenteranno di dargli la semi o l’infermità mentale. Invece è un soggetto controllato, che si sa autogestire molto bene. Al massimo ha qualche disturbo di personalità che non lo obnubila in nessuno modo. Quindi ergastolo e chiudiamo il discorso“.