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Omicidio Cecchettin, Strano: “Nella confessione di Turetta ci sono elementi che non tornano”

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Francesco Spagnolo

Marco Strano, criminologo di fama mondiale, in esclusiva ai nostri microfoni: “Le parole di Turetta possono far parte di una strategia decisa con l’avvocato”.

Sta facendo molto discutere la confessione di Filippo Turetta a distanza di qualche giorno dall’omicidio di Giulia Cecchettin. Le parole riportate da Quarto Grado, infatti, risalgono all’interrogatorio dello scorso dicembre. Noi in esclusiva abbiamo contattato Marco Strano, criminologo di fama mondiale, per commentare proprio le dichiarazioni del giovane.

Cecchettin e Turetta – Notizie.com – © Ansa

Dottor Strano, è stato pubblicato il verbale della confessione di Turetta. Dalle parole del giovane si vede una certa volontà di togliere la premeditazione dalle accuse. Si tratta di una strategia?

Secondo me è una strategia. Partiamo dal fatto che il movente di questo omicidio è duplice: da un lato non è riuscito ad accettare l’abbandono e questo lo ha ammesso anche lui, dall’altra la rabbia, la frustrazione per l’umiliazione subita dalla ragazza. E’ chiaro che se parliamo del primo caso allora è una situazione di premeditazione e ci sono anche altri elementi che sembrano confermarla come l’abbandono del corpo e l’idea di coprire il cadavere con i sacchetti. Se, invece, riconduciamo il movente al litigio, allora la premeditazione potrebbe venire meno. Ma in questo caso ci sono alcuni elementi che non tornano: la presenza degli oggetti in macchina e, come scritto da molti giornali, una lista di cose da fare tra cui come immobilizzare la vittima“.

Secondo Lei Turetta è sempre stato lucido oppure la fuga e il tentativo di suicidio sono dovute ad uno stato di confusione mentale?

In una situazione simile dobbiamo essere sempre attenti a disgiungere le cose che rientrano nella strategia difensiva e possono essere utili per le attenuanti. Alcune affermazioni potrebbero essere strumentali per provare ad avere una pena inferiore. E l’incapacità di intendere e di volere potrebbe essere tra le cose decise con l’avvocato per avere una pena inferiore. Dobbiamo anche dire che dopo aver commesso un omicidio è ragionevole che una persona comune possa rientrare in uno stato confusionale. E’ possibile che Turetta abbia attraversato delle fasi di instabilità mentale, ma solo successivamente alla morte di Giulia. Prima no perché a naso si capisce che ha fatto una serie di azioni programmate dove la lucidità era fondamentale“.

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Francesco Spagnolo