I ghiacciai dell’Himalaya si stanno sciogliendo e tra la neve e i ghiacci stanno venendo fuori i cadaveri degli alpinisti scomparsi
L’inverno è ormai alle spalle e da qualche giorno si è portato con sé anche la primavera. L’estate significano temperature elevate, significa il sole cocente che anche nelle zone più fredde – soprattutto negli ultimi anni – scatena tutta la propria energia. I raggi penetrano nell’atmosfera e cancellano la traccia di tutto ciò che è sinonimo di freddo e gelo. Una sorte che tocca anche ai ghiacciai, dai circoli polari, fino a quelli delle montagne a noi più vicine e, in un certo senso, accessibili. Tra questi c’è, ovviamente, anche il Monte Everest, meta di grandi scalate ed escursioni. Migliaia sono le persone che ogni anno si avventurano lungo i sentieri della montagna più alta del mondo.
Avventurieri che si armano di picchetti e cavi, nel tentativo di spingersi fin dove solo in poche decine sono riuscite ad arrivare. Quella vetta rappresenta il sogno di una vita per appassionati come loro, al punto che tanti di questi sono disposti a perderla pur di tentare. Un viaggio lungo, pericoloso e, per quanto sia macabra e dolorosa come realtà, dal quale non tutti riescono a tornare. Molti di loro vogliono essere lasciati là, altri ‘fanno ritorno’ nelle operazioni di pulizia dei mesi successivi, per altri ancora il ritrovamento è ancora più strano.
È in questo contesto che i due discorsi appena fatti si intrecciato e si collegano a una notizia molto recente. In questi giorni la neve e il ghiaccio che colorano di bianco l’Everest si stanno sciogliendo per il forte caldo che sta caratterizzando questi giorni. È da questo sciogliersi dei ghiacci che è emerso uno scenario spaventoso. Nel giro di poco tempo, infatti, sono venuti fuori i corpi di quegli alpinisti che in questi anni si sono spinti oltre le loro capacità e possibilità, forse anche oltre la loro fortuna. Questa settimana l’esercito nepalese ha inviato dodici soldati e diciotto alpinisti sulla montagna per portare giù i cadaveri.
Le squadre hanno già recuperato cinque corpi congelati che sono stati rimpatriati a Kathmandu. Due di questi sono già stati identificati, ma sono ancora in attesa di ulteriori test che confermino la loro identità. Una volta confermata potranno essere consegnati alle famiglie. Per quanto riguarda gli altri, che non possono essere identificati, probabilmente verranno cremati. L’impressione è che presto possano emergerne altri. Basti pensare che da quando iniziarono le spedizioni sulla vetta del Monte Everest – negli anni ’20 – sono più di 300 persone sono morte durante il viaggio.