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Curiosità

Morbo di Parkinson, se soffri di questo sei seriamente a rischio: lo studio allarma

Published by
Valentina Giungati

Un segnale insospettabile può essere un elemento di rischio enorme per il morbo di Parkinson, come dimostra un nuovo studio.

Il Parkinson è una condizione neurodegenerativa severa, dopo l’Alzheimer è la più diffusa al mondo. I sintomi, nel decorso, peggiorano progressivamente. I trattamenti possono migliorare la vita dei pazienti, soprattutto se vengono intrapresi in tempo.

Morbo di Parkinson, lo studio allarma (notizie.com)

Questa malattia si manifesta con rigidità muscolare, difficoltà nei movimenti, tremore anche durante lo stato di riposo causato da uno stato di compromissione delle strutture che abitualmente garantiscono il movimento, il tutto aumentando ansia, brandicinesia, difficoltà nel terminare il movimento. I sintomi si accompagnano poi a difficoltà di andamento, disturbi dell’equilibrio, depressione e deficit della parola.

Morbo di Parkinson: lo studio allarmante, se soffri di questo sei a rischio

Una nuova ricerca pubblicata sul British Journal of General Practice ha individuato un elemento chiave per comprendere, con anticipo, l’insorgenza della patologia. È stato infatti scoperto come il rischio realistico di sviluppare la malattia sia direttamente connesso agli adulti, sopra i 50 anni, che soffrono di ansia. L’analisi è stata fatta su 70 mila persone, quindi c’è un’indagine veramente molto ampia e significativa.

Morbo di Parkinson, attenzione a questo rischio (notizie.com)

Secondo gli scienziati coloro che soffrono tendenzialmente di ansia nel giro di cinque anni avevano una diagnosi di morbo di Parkinson, con un’incidenza doppia rispetto a chi invece non ne soffre. Elementi come mancanza di equilibrio, disturbi del sonno, pressione bassa erano alcuni dei sintomi che hanno preannunciato la malattia.

Gli studiosi riportano come in questo caso si possa procedere ad una diagnosi preventiva e quindi agire direttamente non solo sulla comprensione della malattia ma su una terapia adeguata che sia comunque in anticipo rispetto ai tempi. Come per altre condizioni cliniche, anche in questo caso, le tempistiche giocano un ruolo veramente fondamentale che può o meno cambiare completamente l’andamento delle condizioni e quindi della progressione stessa della malattia.

Le cause della malattia ad oggi non sono chiare, si pensa siano date da una questione multifattoriale quindi da componenti sia di tipo ambientale che genetico. Possono esserci sia fattori legati all’eredità ma anche neurotossine endogene, infezioni, alterazioni geniche.

Tuttavia con questa nuova scoperta si apporta una svolta significativa per l’individuazione della malattia e, in particolare, per lo stato di ansia che è comunque uno degli elementi che vengono identificati anche durante il decorso stesso dei pazienti. Sono diversi ad oggi gli studi in corso d’opera per formalizzare, in particolare, le cause scatenanti e quindi poter determinare anche come frenarle e anticiparne la comparsa.

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Valentina Giungati