Omicidio Diabolik: nel narcotraffico ‘non ci sono amici’

Omicidio Diabolik: i Fratelli Capogna, ormai collaboratori di giustizia hanno fatto luce su tutto ciò che avviene nel mondo del narcotraffico 

Nel cuore oscuro della capitale, dove le leggi del narcotraffico regnano sovrane e le vendette si consumano nell’ombra, emergono le testimonianze di Fabrizio e Simone Capogna, fratelli ora collaboratori di giustizia. Le loro parole fanno luce su un mondo dove la fiducia è un lusso che non ci si può permettere.

Omicidio Diabolik
Omicidio Diabolik e narcotraffico-Ansa- Notizie.com

Le parole di Fabrizio Capogna aprono uno squarcio sulla sua vita ai margini della legalità, iniziata nelle piazze di spaccio di Tor Bella Monaca per poi evolversi nel narcotraffico. “A 18 anni lavoravo in una piazza di spaccio e sono arrivato ad averne una tutta mia”, racconta durante il processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli ‘Diabolik’. Un’esistenza segnata da rapporti tesi con altri protagonisti del sottobosco criminale romano, tra cui Leandro Bennato e Giuseppe Molisso.

Il narcotraffico tra affari e minacce

Il racconto prosegue tra affari lucrosi e minacce velate. Lolli, un grosso fornitore albanese con base ad Amsterdam, emerge come figura chiave nella rete di affari dei Capogna. “Lavoravamo con mezza Roma”, afferma Fabrizio Capogna. Ma è un mondo dove gli equilibri sono fragili e la violenza sempre dietro l’angolo. Una rapina subita tra il 2017-2018 diventa emblematica: 10 kg di cocaina scomparsi in un attimo sotto la minaccia delle armi.

Lotta al narcotraffico: ‘non ci sono amici’
Lotta al narcotraffico a Roma -Ansa- Notizie.com

La testimonianza offre uno spaccato crudele del narcotraffico capitolino: non ci sono amici né sentimenti; solo interessi che possono mutare rapidamente in ostilità mortali. “Sentivo la mia vita in pericolo”, confessa Fabrizio Capogna, delineando un panorama dove ogni giorno può essere l’ultimo. Al centro dell’attenzione c’è l’omicidio di Fabrizio Piscitelli ‘Diabolik’, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto 2019 nel parco degli Acquedotti a Roma. Raul Esteban Calderon è accusato dell’omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Questo caso rappresenta solo la punta dell’iceberg in una guerra senza fine per il controllo del traffico droga nella capitale.

La decisione dei fratelli Capogna di diventare collaboratori di giustizia potrebbe segnare una svolta nelle indagini su questo intricato mondo criminale. Le loro testimonianze aprono nuove vie d’indagine su omicidi irrisolti e dinamiche criminali ancora poco chiarite. Le vicende dei fratelli Capogna offrono uno sguardo senza precedenti sulle dinamiche brutali che governano il narcotraffico romano. Tra vendette personali e alleanze precarie, emerge un quadro desolante dove umanità ed empatia sembrano essere state dimenticate da tempo.

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