“Basta patteggiamenti davanti all’Antitrust”, l’Unione Nazionale Consumatori (Unc) critica il finale del caso Ferragni.
Il mondo dell’influencer marketing e della beneficenza si è trovato al centro di un dibattito acceso a seguito della chiusura del cosiddetto “caso Ferragni” da parte dell’Antitrust. La nota influencer Chiara Ferragni e le sue società hanno raggiunto un accordo con l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, suscitando reazioni contrastanti tra le associazioni dei consumatori.
Chiara Ferragni ha annunciato attraverso i suoi canali social la decisione di rinunciare al ricorso al Tar per il cosiddetto “pandoro gate”, chiudendo contemporaneamente il procedimento avviato dall’Antitrust sulle uova di Pasqua griffate. L’accordo prevede un contributo economico volontario di 1,2 milioni di euro a favore dell’impresa sociale ‘I Bambini delle Fate’, sottolineando che tale somma rappresenta una donazione piuttosto che una sanzione.
Reazioni contrastanti al comunicato
Le società coinvolte nel procedimento hanno assunto tre principali impegni: oltre alla già citata donazione, si sono impegnate nella separazione totale delle operazioni commerciali dalle attività benefiche e nella formalizzazione di regolamentazioni interne per il corretto svolgimento delle attività di comunicazione e marketing. Queste azioni mirano a garantire maggiore trasparenza e integrità nelle future iniziative promosse.
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha accolto positivamente gli impegni proposti dalle società, rendendoli vincolanti. Tra questi spicca l’impegno a devolvere all’impresa sociale ‘I Bambini delle Fate’, nell’arco di tre esercizi finanziari, almeno 1,3 milioni ovvero il 5% dei rispettivi utili distribuibili. L’Autorità vigilerà sulla piena attuazione degli impegni assunti.
Mentre il Codacons esprime piena soddisfazione per la chiusura del caso, ritenendo corretta la decisione dell’Antitrust di sostituire le sanzioni con donazioni in favore dei soggetti più bisognosi, l’Unione Nazionale Consumatori (Unc) critica aspramente l’esito del procedimento. Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unc, questa soluzione rappresenta una “pessima notizia”, poiché passa il messaggio che sia possibile risolvere ogni problema semplicemente pagando una somma economica senza affrontare reali conseguenze legali.
Dona evidenzia anche come l’impegno alla separazione tra attività commerciali e finalità benefiche possa essere controproducente nel lungo termine. Secondo lui è possibile abbinare le due sfere attraverso informazioni corrette ed esaustive sui prodotti venduti; pertanto critica questa scelta come un potenziale ostacolo futuro alle risorse destinate alla beneficenza.
Alcune parti vedono nella chiusura del caso Ferragni un passo avanti verso maggior trasparenza nel settore dell’influencer marketing legato alle cause benefiche, altre esprimono preoccupazioni sul messaggio inviato ai consumatori e sulla futura gestione delle iniziative solidali legate al commercio.