Reddito di cittadinanza: Cgil lancia l’allarme famiglie in difficoltà senza sussidio. Preoccupa la situazione della regione italiana.
La situazione descritta dalla Cgil mette in luce le sfide complesse che la regione italiana deve affrontare nel contesto post-reddito da cittadinanza: povertà diffusa, bassi livelli occupazionali e salariali tra i più ridotti d’Italia sono solo alcuni degli ostacoli da superare. La necessità urgente è quella d’implementare politiche inclusive capaci non solo d’offrire supporto immediato alle famiglie bisognose ma anche d’avviare processi virtuosi per lo sviluppo socio-economico dell’intera regione.
La Sicilia si trova ad affrontare una situazione di crescente precarietà sociale a seguito della cancellazione del reddito di cittadinanza. Questa misura, che ha rappresentato un importante sostegno per numerosi nuclei familiari dell’isola, è stata soppressa lasciando un vuoto non pienamente colmato dalle politiche succedutesi.
Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio nazionale Inps e analizzati dalla Cgil siciliana, la fine del reddito di cittadinanza ha comportato una significativa diminuzione delle risorse economiche disponibili per le famiglie siciliane. In 12 mesi, la regione ha perso circa 700 milioni di euro destinati al sostegno dei suoi abitanti più vulnerabili. Le misure introdotte in sostituzione hanno raggiunto un numero inferiore di persone: 351.200 beneficiari dell’assegno di inclusione (Adi) rispetto ai 446.976 del reddito di cittadinanza.
La conseguenza diretta della riduzione dei programmi assistenziali è che quasi 100 mila nuclei familiari si trovano ora privi di qualsiasi forma di sussidio. Questo dato allarmante evidenzia non solo l’impatto immediato della cancellazione del reddito di cittadinanza ma anche l’assenza di strategie efficaci per garantire una rete di protezione sociale adeguata alle esigenze della popolazione.
Alfio Mannino e Francesco Lucchesi, esponenti della Cgil siciliana, puntano il dito contro le inefficienze amministrative sia a livello nazionale sia regionale. Criticano il governo nazionale per aver fatto “cassa sulla povertà” e il governo regionale per i ritardi nei pagamenti dovuti a mancanza di monitoraggio delle attività degli enti formatori. Queste disfunzioni burocratiche aggravano ulteriormente la condizione delle persone più fragili.
Un aspetto particolarmente critico riguarda il supporto alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo previsto come parte delle misure sostitutive al reddito di cittadinanza. I dati mostrano che soltanto 17.217 persone hanno ricevuto tale tipo di assistenza, con una media appena superiore alle due mensilità su dieci possibili. La scarsità dei fondamenti destinati alla formazione professionale riflette la mancanza d’investimenti nel capitale umano essenziale per lo sviluppo economico dell’isola.