Scoppia un nuovo tipo di frode su WhatsApp, i truffatori si fingono i figli delle vittime e richiedono un bonifico per messaggio
Le frodi sul web sono un problema che si fa sempre più frequente. Ormai esistono migliaia di modalità per tentare di beffare qualcuno. Dalle e-mail in cui si richiede di cliccare un link – spesso per seguire la spedizione di un pacco -, fino a quelle emotive. Quest’ultime in particolar modo si concentrano sulla paura e sull’amore, due sentimenti opposti che, però, spingono le persone sentimentalmente più sensibili a reagire talvolta con impulsività. Alcune operano invitando a fare dei bonifici per evitare delle conseguenze peggiori, a volte fingendosi addirittura la banca della vittima. Altri puntano invece sulle varie situazioni familiari, presentandosi come un parente stretto.
Quest’ultimo è il caso di tre truffatori olandesi che sono stati arrestati dalla zona di polizia della Rivierenland a Mechelen con l’accusa, appunto, di “frode emotiva”. Le loro truffe avvenivano con pochi semplici messaggi. Si trattava di una forma di phishing in cui i sospettati fingono di essere il figlio o la figlia delle loro vittime inviando un messaggio. Il loro arresto è avvenuto lo scorso venerdì dopo un lungo inseguimento dovuto da alcuni movimenti sospetti della vettura per le vie della città. I tre uomini sono stati fermati e la macchina è stata perquisita fino in fondo.
Il poliziotto Elke Wauters, che ha partecipato alla perquisizione e alla cattura, ha confessato che dentro l’auto: “Sono stati trovati lettori di carte di diverse banche, quattro telefoni cellulari, cinque carte telefoniche prepagate e due carte bancarie appartenenti a persone diverse dai sospettati“. Portati in questura sono stati soggetti a ulteriori indagini che hanno portato poi alla scoperta di questa truffa online che andava avanti ormai da tempo. In uno dei telefoni cellulari sono stati trovati messaggi che dicevano: “Ehi mamma, questo è il mio nuovo numero. Il mio vecchio cellulare non funziona più. Può inviare un messaggio tramite WhatsApp…’“. Una scena ricorrente anche in altre chat.
“Nella fase successiva le persone hanno chiesto di effettuare un pagamento” – spiega ancora Wauters – “Una vittima di Gand è già stata identificata. L’elenco dei numeri di cellulare a cui sono stati inviati tali messaggi verrà ora ulteriormente indagato per identificare ulteriori vittime e aiutarli a recuperare i soldi“. Per quanto riguarda i colpevoli, si è scoperto che due di questi erano maggiorenni, mentre il terzo ancora minorenne. Quest’ultimo è stato rilasciato dopo l’interrogatorio, mentre i primi due hanno patteggiato condizioni differenti: “Una di queste era quella di non entrare nuovamente in Belgio“.