La scelta ambientale del governo brasiliano in vista dei prossimi due anni potrebbe apparire un po’ controversa
Per combattere la continua distruzione della foresta pluviale amazzonica, il Brasile ha rivelato un piano audace: estendere in modo significativo il disboscamento selettivo su un’area vasta quanto la Costa Rica nei prossimi due anni. Questo passo rappresenta una risposta decisa alle minacce di accaparramento di terreni e deforestazione illegale che gravano su uno degli ecosistemi più preziosi al mondo.
In Brasile, molte aree forestali sono designate come pubbliche, ma spesso sono lasciate senza protezione o sorveglianza, rendendole facili prede per i criminali. Questi ultimi si appropriano dei terreni e li disboscano illegalmente, confidando nel fatto che il governo alla fine riconosca la loro proprietà. Questo circolo vizioso ha contribuito a un degrado ambientale sempre più allarmante, un ciclo che il nuovo piano intende interrompere.
Renato Rosenberg, direttore delle concessioni forestali per il Servizio Forestale Brasiliano, ha spiegato in una conferenza stampa online che l’obiettivo principale delle concessioni forestali è la conservazione delle aree. “Non solo preservano le foreste, ma creano anche posti di lavoro e reddito in regioni dell’Amazzonia che altrimenti avrebbero scarse opportunità economiche”, ha affermato.
La strategia per salvare l’Amazzonia
Le aziende che ottengono queste concessioni devono seguire rigide regole: possono abbattere fino a sei alberi per ettaro (circa 2,5 acri) in un periodo di 30 anni, rispettando la protezione di specie come la noce del Brasile e gli alberi più antichi che producono semi. L’idea alla base è che, concedendo il permesso di abbattere un numero limitato di alberi, le aziende abbiano interesse a sorvegliare la foresta, un compito che il governo da solo non riesce a svolgere in modo efficace.
Numerosi studi dimostrano che la deforestazione illegale nelle aree di concessione è significativamente inferiore rispetto a quella al di fuori di esse. Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva prevede di applicare questo metodo a 310.000 chilometri quadrati di foresta pluviale amazzonica pubblica e non designata, un’area pari a quella dell’Italia. Un gruppo di lavoro sta attualmente valutando quali zone debbano essere designate come aree di conservazione, territori indigeni o concessioni forestali.
Attualmente, ci sono 22 concessioni di locazione del legname in Amazzonia, che coprono oltre 13.000 chilometri quadrati. Da quando il paese ha avviato le prime concessioni di legname, solo due aziende hanno rifiutato di rinnovare le loro locazioni, dimostrando l’efficacia del modello, secondo Rosenberg. Tuttavia, il programma è ancora molto più ridotto di quanto inizialmente previsto quando la legislazione brasiliana lo ha istituito nel 2006.
Il piano del governo è una partnership con due istituzioni private, Imaflora e Systemiq, che contribuiranno a svolgere ricerche e a progettare la gestione forestale della comunità. Il finanziamento proviene dal programma Partnering for Accelerated Climate Transitions dell’International Climate Finance del Regno Unito.
La specie minacciate di estinzione
Nonostante l’annuncio, il National Forum of Forest-Based Activities, che rappresenta circa 3.500 aziende del settore del legname, ha espresso scetticismo. Frank Almeida, presidente del Forum, ha dichiarato: “La gestione forestale è il modo migliore per fermare i crimini ambientali, dall’accaparramento di terreni al disboscamento illegale. Ma non serve a nulla creare un progetto che non diventerà realtà”. Almeida ha fatto riferimento alle recenti incertezze generate da azioni governative relative alle esportazioni di legname.
Due dei principali prodotti del legname del Brasile, il legno di ipe e le fave tonka, sono stati inseriti nella Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, richiedendo permessi di esportazione. Se il Brasile non rispetterà la scadenza di novembre per presentare una conclusione di non danno, le esportazioni di queste specie saranno interrotte.
L’agenzia brasiliana per l’applicazione della legge in materia ambientale, Ibama, ha dichiarato che affronterà la questione prima della scadenza di novembre. Maisa Isabela Rodrigues, professoressa di ingegneria forestale alla Brasilia National University, ha affermato che il piano è l’approccio giusto, ma necessita di aggiustamenti. La gestione forestale è cruciale per conciliare conservazione e abbattimento, ma il periodo di 30 anni tra i tagli del legname potrebbe non essere sufficiente per il recupero di alcune specie preziose. Inoltre, le aree remote potrebbero risultare economicamente poco attraenti a causa dei costi di trasporto elevati.