Scambio di prigionieri Usa-Russia, il dietro le quinte dello storico accordo

Scambio di prigionieri Usa-Russia, il dietro le quinte: come si è arrivati all’accordo e le origini della trattativa

Una maratona negoziale che ha tenuto in ansia il mondo intero, culminata in uno scambio di detenuti senza precedenti dai tempi della Guerra Fredda. Questa operazione ha visto coinvolti 26 individui e sette nazioni, con la Turchia a svolgere un ruolo mediatore fondamentale. Tra i liberati figurano nomi noti come quello del giornalista Evan Gershkovich e dell’ex marine Paul Whelan, ma anche quello più controverso del killer russo Vadim Krasikov.

Scambio di prigionieri Usa-Russia
La Casa Bianca – foto ansa -notizie.com

La trattativa ha radici profonde e complesse, iniziate anni fa e caratterizzate da momenti di forte tensione fino all’ultimo minuto. La paura che qualcosa potesse andare storto è stata una costante per gli ufficiali dell’Amministrazione Biden fino all’atterraggio sicuro dei detenuti ad Ankara. Un falso allarme su un aereo rientrato a Mosca ha contribuito ad aumentare la tensione durante le fasi finali dell’accordo.

Il ruolo chiave di Jake Sullivan

Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, è emerso come figura centrale nell’intesa raggiunta. La sua perseveranza e ottimismo hanno giocato un ruolo cruciale nel mantenere viva la speranza di un accordo possibile, nonostante le difficoltà incontrate soprattutto dopo la morte del dissidente russo Alexei Navalny.

Il ruolo chiave di Jake Sullivan
Jake Sullivan – foto ansa – notizie.com

Il punto di svolta nelle negoziazioni è stato l’inserimento del killer russo Vadim Krasikov nell’accordo. Inizialmente riluttante a liberarlo data la sua condanna per omicidio in Germania, l’amministrazione tedesca ha infine ceduto alla pressione internazionale. La proposta russa di includere Krasikov nello scambio risale all’autunno del 2022 ma trovò terreno fertile solo dopo l’arresto del giornalista Gershkovich nel marzo 2023.

Le discussioni tra Stati Uniti e Germania hanno preso una nuova direzione decisiva nei primissimi mesi dell’anno corrente. Un incontro tra Sullivan e Jens Ploetner segnò l’inizio della fase finale delle negoziazioni che portarono alla formulazione congiunta dell’accordo su Krasikov. La morte improvvisa di Navalny sembrò gelare nuovamente i rapporti ma gli incontri al vertice tra Biden e Scholz riaprirono le porte alla collaborazione.

Un aspetto peculiare delle trattative è stato l’utilizzo dei canali speciali istituiti tra CIA e intelligence russa per discutere i dettagli dello scambio dei prigionieri. Questa modalità operativa ha permesso una comunicazione diretta ed efficace tra le parti coinvolte facilitando il raggiungimento dell’intesa finale.

Lo storico scambio rappresenta non solo un successo diplomatico ma anche un esempio lampante della complessità delle relazioni internazionali nell’era moderna. Nonostante alcune figure chiave come Mark Fogel rimangano ancora da liberare, questo evento segna un passaggio significativo verso possibili future collaborazioni diplomatiche fra Stati Unitensi e Russia.

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