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Politica

Domiciliari e non solo: il Governo pensa a novità clamorose per contrastare il sovraffollamento

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Paolo Colantoni

Il Governo sarebbe pronto ad una svolta per combattere il problema del sovraffollamento delle carceri italiane: la novità..

Il portavoce della Conferenza dei garanti territoriali dei detenuti Samuele Ciambriello, aveva lanciato un messaggio chiaro al ministro della Giustizia Nordio. Dopo aver attaccato il decreto carceri (definendolo “una scatola vuota e con troppa propaganda e slogan”), aveva tirato in ballo il guardasigilli: “Servono provvedimenti oggi. In Italia ci sono quasi ottomila detenuti che devono scontare meno di un anno di carcere e al ministro, nell’incontro del 7 agosto scorso, abbiamo chiesto cosa voglia fare per queste persone”, ha ribadito. “Il ministro ci ha dato appuntamento ai primi di settembre, perché, ha detto che sono allo studio del ministero provvedimenti ulteriori rispetto al decreto carceri”.

La scelta del Governo per combattere il sovraffollamento nelle carceri italiane. Notizie.com fonte foto Ansa

Dalle parole, il Governo è passato ai fatti, con una novità sostanziale destinata a lasciare il segno. Il sovraffollamento delle carceri italiane è da sempre una delle più grandi piaghe che attanagliano il sistema giudiziario italiano ed un cruccio per i ministri della Giustizia che si sono succeduti al Governo. Il numero dei detenuti sta diventando insostenibile, al pari della situazione che si vive all’interno delle carceri italiane e che viene puntualmente evidenziata dal Garante dei detenuti e dalle associazioni di categorie.

L’idea del Governo: domiciliari o affidamento in prova

Una situazione che sta portando il Governo a studiare delle nuove misure: alternative al carcere e che consentano di evitare i rischi legati ad un massiccio sovraffollamento. Tra queste ci sarebbero anche i domiciliari o l’affidamento in prova, per tutti i detenuti  condannati per reati non ostativi e che devono scontare pene residue entro un anno. È questa una delle ipotesi – a quanto si apprende da fonti vicine al dossier carceri – che sarebbero state prese in considerazione dal ministero della Giustizia. La proposta era emersa già lo scorso sette agosto in occasione dell’incontro del ministro con il Garante dei detenuti e gli stessi garanti regionali.

Questa ipotesi punterebbe al contrasto del fenomeno del sovraffollamento carcerario, con un abbassamento di migliaia posti nelle celle italiane. Una possibilità per dare respiro alle strutture, messe sotto pressione dall’enorme mole che attanaglia il mondo della Giustizia. Attualmente la detenzione domiciliare per i soggetti con pene non superiori a diciotto mesi – con la possibilità di scontare la pena presso la propria abitazione o un altro luogo, pubblico o privato – è prevista dalla legge 199 del 2010 (stabilizzata dal dl 23 dicembre 2013 n.146), ma può essere concessa esclusivamente dal tribunale di sorveglianza.

Il numero dei suicidi e dei tentativi di suicidio in carcere è aumentato in modo significativo rispetto agli scorsi anni (Facebook Notizie.com)

L’obiettivo del ministero è di rendere più snello l’iter di liberazione anticipata e l’affidamento in prova per chi, con pene residue di un anno per reati non ostativi, ne abbia diritto. Stesso discorso per la messa ai domiciliari per i detenuti con pene residue inferiori ai 18 mesi. L’organico va implementato e, nel frattempo, un aiuto alla magistratura potrebbe arrivare dagli uffici matricola degli istituti detentivi cui si ipotizza di affidare una parte delle attività di supporto al lavoro dei giudici. Inoltre, anche in vista del nuovo appuntamento con i garanti territoriali dei detenuti, annunciato dal ministro Nordio per i primi di settembre, si studiano nuovi provvedimenti contro il rischio suicidiario a cominciare da ulteriori investimenti, dopo quelli già approvati per l’assunzione di agenti penitenziari, che verteranno sull’impiego di figure professionali come psicologi, psichiatri, assistenti sociali e mediatori.

Carceri italiane, aumentano i suicidi

La situazione all’interno delle strutture italiane vive un momento di enorme difficoltà. Dall’inizio del 2024 sono ben sessantatre i suicidi dei detenuti avvenuti all’interno del carcere. Il dato è stato diffuso dal Garante dei detenuti, ed è aggiornato al 16 agosto: rispetto allo stesso periodo del 2023 il numero dei suicidi è drasticamente aumentato: sono 19 in più (rispetto a 365 giorni fa) e 11 in più rispetto 2022. L’età media è di circa 40 anni. Delle persone morte per suicidio, 61 erano uomini e 2 donne. Riguardo alla nazionalità, 33 erano italiani (pari al 52%) e 30 stranieri (pari al 48%), provenienti da 15. Le fasce d’età più presenti sono quelle tra i 26 e i 39 anni (30 persone) e tra i 40 e i 55 anni (16 persone); le restanti si distribuiscono nelle classi 18 – 25 anni (7 persone), 56-69 anni (9 persone) e ultrasettantenni (1 persone).

Per quanto riguarda la posizione giuridica, 24 persone (38,1 %) erano in attesa di primo giudizio, 26 erano state giudicate in via definitiva e condannate (41,3%), mentre 8 avevano una posizione cosiddetta “mista con definitivo”, cioè avevano almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso. A colpire non è solo il dato dei suicidi che si sono realmente realizzati, ma anche quello dei tentati: ben 1271 persone hanno cercato di togliersi la vita all’interno delle carceri italiane, mentre (secondo quanto diffuso) quindici morti sono ancora per cause da accertare.

Andrea Delmastro Delle Vedove deputato di Fratelli d’Italia e sottosegretario alla Giustizia (Ansa Foto) Notizie.com

Delmastro: “Non è un tana libera tutti”

“Non è nelle corde del cuore del governo una misura che, essendo un colpo di spugna, vanifica e frustra non solo e non tanto le esigenze di sicurezza, quanto e soprattutto la funzione rieducativa della pena. Il tana libera tutti non rieduca, non riabilita, non garantisce sicurezza: è il già tristemente visto e stancamente vissuto del passato e che ci ha regalato l’attuale situazione”. Questa la nota Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia e sottosegretario alla Giustizia. “Il governo – prosegue- è impegnato un un imponente piano di edilizia penitenziaria con lo stanziamento di somme mai viste e nel trattamento del detenuto, avendo completamente saturato le piante organiche degli educatori. Trattamento e rieducazione si fanno con gli educatori, non con i colpi di spugna. Il sovraffollamento si combatte con il piano di edilizia carceraria, non con la resa. Le misure alternative alla detenzione già oggi esistono e possono essere richieste alla magistratura che le garantisce ai meritevoli, non alla politica con un provvedimento generalista che altro non sarebbe che l’ennesimo svuota carceri”.

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