Dona 48 euro a un’organizzazione umanitaria: condannata a 12 anni di carcere

Una donna è stata arrestata dalle autorità russe per aver versato 48 euro nelle casse di un’organizzazione umanitaria ucraina

Il clima teso tra russi e ucraini non è di certo una novità. Questa volta a farne le spese è stata Ksenia Karelina, un’estetista russa condannata a 12 anni di carcere dalle autorità russe per aver versato 48 euro sul contro di dell’organizzazione umanitaria ucraina Razom. Questa è una ONG che viene considerata uno strumento per armare le truppe ucraine. La vicenda ha inizio a gennaio di quest’anno quando partì per Ekaterinburg con lo scopo di far visita ai suoi parenti. Al momento del suo arrivo in Russia, la donna è stata arrestata con l’accusa di tradimento.

Dona 48 euro a un’organizzazione umanitaria: condannata a 12 anni di carcere
Condannata a 12 anni di carcere per aver donato a un’ONG ucraina (Pixabay) – Notizie.com

L’esercito ucraino utilizza Razom per finanziare, tra le altre cose, armi, munizioni ed equipaggiamento militare. Queste donazioni finanziarie sono in corso dal febbraio 2022″, ha spiegato il servizio di sicurezza federale russo. Una versione che, però, non sembrerebbe in linea con la realtà dei fatti. Questa organizzazione, spiegano alcuni media internazionali, non avrebbe obiettivi bellici. Il suo compito è quello di raccoglie fondi per fornire, tra le altre cose, assistenza medica all’Ucraina. Tra questi rientrano le ambulanze, le bende compressive e altre attrezzature ospedaliere. Motivo per cui l’arresto ha fatto molto discutere, scatenando la perplessità della stessa famiglia di Ksenia, sbigottita davanti a quello che è avvenuto.

Tutti in difesa di Ksenia

Siamo tutti sotto shock“, ha rivelato l’ex suocera, Eleonora Srebrosk, in un’intervista rilasciata ai microfoni del New York Post. La donna ha poi preso le parti di Ksenia sottolineandone l’innocuità: “Non farebbe mai del male a una mosca, tanto meno commetterebbe atti criminali. Siamo molto preoccupati, soprattutto ora che vediamo come vengono trattati i sostenitori di Alexei Navalny”. La Srebrosk si è poi detta pronta ad aiutarla, spiegando il motivo del suo viaggio in Russia: “Sua madre e suo padre hanno recentemente divorziato, quindi voleva rivedere la sua famiglia. Certamente non mi sorprenderebbe se avesse donato soldi all’Ucraina. Lei difende sempre i deboli. Mio figlio Evgeny e io siamo pronti ad aiutarla”.

Tutti in difesa di Ksenia
I parenti difendono Ksenia (Pixabay) – Notizie.com

La donna, infatti, non viveva in Russia. Dal 2014 si era trasferita negli Stati Uniti dove lavora nel salone di bellezza di un hotel a Beverly Hills, nella città di Los Angeles. Tra coloro che hanno fornito maggiori informazioni sul trattamento ricevuto da Ksenia c’è la sua datrice di lavoro Isabella Koretz, che ha raccontato: “È stata interrogata per tredici ore ed è stata gettata in una cella ghiacciata con altre due donne. Una cosa impensabile. Lei è un’estetista, non un politico” ha dichiarato, nella speranza di poterla riabbracciare presto.

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