Un bambino ha denunciato la madre alla polizia, dicendo loro che questa lo picchiava da due giorni: la donna ha ammesso le accuse
L’educazione familiare è alla base della vita civile. I genitori hanno il compito di indirizzare i propri figli fin dalla loro infanzia, spiegandogli nei modi che ritengono opportuni ciò che è giusto e ciò che, invece, è sbagliato. Gli insegnamenti formano coloro che un giorno costituiranno gli assi portanti della società, quelle persone che un giorno ne decideranno le sorti. Motivo per cui diventa fondamentale fornirgli quelle basi necessarie per migliorarla e non farla decadere. Un lavoro quotidiano che avviene dentro le case, nel gruppo familiare, con le lezioni e soprattutto con gli esempi del duo genitoriale.
Nonostante questo, anche nell’insegnare ci sono dei limiti che non possono e non devono essere superati. Educare un figlio è tutta una questione di grande pazienza, di lavoro quotidiano e lento, soprattutto nel cercare di comprendere chi si ha davanti, le sue difficoltà e gli ostacoli che durante la crescita si possono far avanti. Eppure, non sempre questo avviene. Talvolta la voglia di vedere subito i risultati, portano un genitore a superare quei limiti invalicabili che portano alla rottura di un rapporto. Parole sbagliate, violenza nei confronti dei propri figli, situazioni drammatiche che fanno tutt’altro che aiutare la crescita di un bambino.
Un caso di questo tipo è avvenuto a Ebetsu, nelle prefettura di Hokkaido. Qui la polizia locale ha arrestato una donna di 34 anni che è stata accusata di aver aggredito il figlio del quale resta ignota l’età, ma sicuramente inferiore ai 10 anni. Secondo quanto hanno rivelato le forze dell’ordine ai medica, Mari Furunishi, un dipendente dell’azienda, avrebbe colpito il piccolo alla testa e al petto, per poi prenderlo a calci sulle spalle e le gambe lo scorso 25 luglio. Il figlio avrebbe riportato gravi ferite per tutto il corpo. La denuncia di quanto era avvenuto sarebbe arrivata direttamente dal ragazzo. Questo sarebbe riuscito a chiamare il 110 – numero della polizia in Giappone – dicendo loro: “La mamma mi ha picchiato ieri e lo sta facendo anche adesso“.
Le autorità hanno riferito che Furunishi, dopo esser stata arrestata e portata in centrale, ha ammesso l’accusa e l’ha provata a giustificare dicendo: “Non importa per quante volte gli ho detto la stessa cosa, non mi ha mai ascoltato“. Parole che non possono rappresentare un alibi e che non inteneriranno il giudice quando, nelle prossime settimane, dovrà presentarsi in tribunale per ricevere la pena del proprio reato. Per il momento, intanto, la custodia del ragazzo è stata affidata ad altri familiari.