Siccità nel meridione: secondo gli allevatori sono a serio rischio le razze autoctone che comunque necessitano di presidi “slow food”
La siccità che sta colpendo l’Italia meridionale ha messo in ginocchio l’agricoltura e l’allevamento, con particolare riferimento alle razze autoctone tutelate da Presidi Slow Food. Gli allevatori si trovano a fronteggiare una situazione senza precedenti, che minaccia non solo la loro attività economica ma anche il patrimonio zootecnico nazionale.
Luca Cammarata, un allevatore di capre di razza Girgentana nella zona di San Cataldo (Caltanissetta), racconta come la produzione quest’anno sia destinata a dimezzarsi. Le temperature estreme e la mancanza d’acqua hanno trasformato le aree verdi in deserti aridi, mettendo a dura prova gli animali e costringendo gli allevatori a concentrarsi esclusivamente sulla sopravvivenza del bestiame. La Girgentana è una razza caratteristica per le sue lunghe corna a spirale e il folto pelo bianco; grazie all’impegno di persone come Cammarata, il numero degli esemplari è lentamente risalito da poche centinaia ad oggi circa trecento.
L’ appello disperato degli allevatori
Anche Liborio Mangiapane, che vive poco distante e si dedica all’allevamento di pecore e bovini di razza Modicana, testimonia le difficoltà incontrate: la siccità prolungata ha reso necessaria una riorganizzazione dell’approvvigionamento idrico per garantire la sopravvivenza degli animali. L’appello lanciato agli enti governativi chiede interventi urgenti: dalla costruzione di nuovi laghi alla manutenzione delle dighe esistenti, fino all’aumento della capacità dei bacini invasati.
Di fronte alla crisi idrica senza precedenti, gli allevatori stanno cercando soluzioni alternative per garantire l’approvvigionamento d’acqua necessario alla sopravvivenza del bestiame. Cammarata sta realizzando un bacino artificiale per raccogliere l’acqua piovana grazie anche al supporto finanziario della Regione. Tuttavia, resta il problema fondamentale: senza pioggia non c’è acqua da raccogliere.
La siccità rappresenta ormai una costante preoccupante per gli allevatori siciliani. La difficoltà nell’ottenere foraggio e procedere con nuove semine mette in discussione la possibilità stessa di continuare l’attività agricola tradizionale. Mangiapane evidenzia come molti potrebbero essere costretti ad abbandonare le proprie aziende con gravi ripercussioni sul tessuto economico locale e sulla conservazione delle specie zootecniche autoctone. La situazione descritta dagli allevatori siciliani richiede un intervento rapido ed efficace da parte delle autorità competenti per salvaguardare non solo l’economia locale ma anche un patrimonio genetico zootecnico insostituibile. La sfida posta dalla siccità impone una riflessione più ampia sulle strategie agricole future in contesti climaticamente vulnerabili come quello siciliano.