La carenza di manodopera sta portato a una rivoluzione in Giappone. Noti per la loro dedizione al lavoro, i giapponesi si trovano attualmente in un periodo di particolare difficoltà. Come già fatto nel 2021, il governo sarebbe pronto a proporre la riduzione della giornata lavorativa a soli quattro giorni. Sperando di ottenere più acquirenti, soprattutto tra le piccole e medie imprese, si è deciso di lanciare una campagna di riforma dello stile di lavoro che vuole portare a orari più brevi, a limiti sugli straordinari e ferie annuali retribuite. Il ministero del lavoro ha recentemente iniziato a offrire consulenza gratuita, una serie di sovvenzioni e una crescente raccolta di storie di successo come ulteriore motivazione propagandistica.
Eppure, i primi test non sono andati come si sperava. Il dipartimento che supervisiona i nuovi servizi di supporto alle aziende afferma che finora solo tre aziende si sono fatte avanti per richiedere consulenza su come apportare modifiche, sulle normative pertinenti e sui sussidi disponibili, il che dimostra le sfide che l’iniziativa deve affrontare. Ancora più significativo è il fatto che dei 63.000 dipendenti della Panasonic Holdings Corp, che hanno diritto a turni di quattro giorni presso l’azienda produttrice di elettronica e le sue società del gruppo in Giappone, solo in 150 hanno scelto di approfittarne.
Una svolta storica ma necessaria
La campagna lanciata prende il nome di ‘hatarakikata kaikaku‘ che, tradotto, significa ‘innovare il nostro modo di lavorare’. Sul sito web del ministero del lavoro nipponico, in merito a questo progetto, c’è scritto che: “Realizzando una società in cui i lavoratori possono scegliere tra una varietà di stili di lavoro in base alle loro circostanze, puntiamo a creare un circolo virtuoso di crescita e distribuzione e a consentire a ogni singolo lavoratore di avere una prospettiva migliore per il futuro”. Questo sostegno del governo a nel cercare di trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata del proprio popolo è un grande e storico cambiamento per il Giappone.
Soprattutto per un paese domina una cultura incentrata su uno stoicismo che si può serenamente definire stacanovista. Cultura sulla quale si è spesso fatto affidamento per portare a una ripresa nazionale e e alla straordinaria crescita economica vissuta in seguito ai drammi della Seconda Guerra Mondiale. Alcuni esperti ritengono che un cambio di mentalità sia, però, fondamentale per garantirsi una forza lavoro valida visto anche il tasso di natalità in grande calo del Giappone. Il rischio è che non facendolo si prevede che la popolazione in età lavorativa diminuirà del 40%, passando dagli attuali 74 milioni a 45 milioni di persone nel 2065.