Una specie di uccelli, apparentemente estinta, sta apprendendo come e dove migrare grazie all’aiuto di un areo che indica la strada
Sembrava estinto da 300 anni, eppure è tornato a riempire i cieli del mondo. Stiamo parlando dell’ibis eremita, una strana razza di uccello, che qualche secolo fa popolava il Nord Africa, la penisola arabica e gran parte dell’Europa. Eppure la loro storia si è dovuta scontrare con la tendenza predatrice dell’uomo che li ha cacciati per decenni, distruggendo anche il loro habitat. Per più di tre secoli non si era più visti nell’Europa centrale, se non solo alcune piccole popolazioni che sopravvivevano negli zoo. Eppure, la lunga assenza si è fatta ampiamente sentire e negli anni hanno evidenziato alcuni problemi di migrazione, pratica fondamentale per la loro esistenza.
Motivo per cui, dopo aver ottenuto dei buoni risultati nella loro riproduzione, si è deciso di insegnarli nuovamente la strada da seguire in modo ricorrente e in alcuni periodi dell’anno. Si tratta del primo tentativo di reintrodurre una specie migratrice utilizzando questa tecnica, come ha affermato lo stesso Johannes Fritz, biologo austriaco che ha avuto l’idea. Quest’ultimo ha capito che l’unico modo per preservare la razza e regalargli una nuova esistenza sul pianeta, più diffusa, è fondamentale aiutarli nel loro ambientamento, mostrandogli la strada da seguire per sopravvivere.
Per prepararli al viaggio, i custodi dello zoo di Rosegg, in Austria, rimuovono i pulcini dalle loro colonie riproduttive già dopo pochi giorni. I piccoli vengono poi portati in una voliera, dove sono accuditi da una persona che si prende cura di loro per dargli l’imprinting genitoriale. Una volta che questo accade, gli ibis iniziano a fidarsi della figura che hanno selezionato come genitore, al punto da seguirli anche durante lungo il percorso migratorio. Barbara Steininger, una delle donne che partecipano al progetto e madre adottiva, ha raccontato di comportarsi esattamente come si comporterebbe come la loro madre naturale.
Questa ha rivelato che sviluppa relazioni individuali con ognuno di loro: “Li nutriamo, li puliamo, puliamo i loro nidi. Ci prendiamo cura di loro e ci assicuriamo che siano uccelli sani”. Una volta che questi raggiungono i cosiddetti luoghi di svernamento diventeranno sempre più indipendenti e non avranno più bisogno dei genitori adottivi. Nonostante la crescita saranno in grado di riconoscerli anche molti anni dopo. Solo quest’anno siamo già al diciassettesimo viaggio con le guide umane. Il gruppo attuale è ora in viaggio verso Vejer de la Frontera in Andalusia. Il loro viaggio è iniziato il 13 agosto e dovrebbero arrivare all’inizio di ottobre.