Ultras e criminalità: sono tanti gli affari cosiddetti “sporchi” che uniscono la città di Milano alla Capitale, vediamo insieme quali sono
Il mondo del calcio, con la sua passione e il suo seguito di massa, nasconde spesso realtà ben più oscure di quanto si possa immaginare. La cronaca recente ci riporta fatti di sangue che vedono coinvolti esponenti delle tifoserie organizzate, dimostrando come il fenomeno ultras sia sempre più intrecciato con le dinamiche della criminalità organizzata. Un legame stretto che trova nuove conferme nei tragici eventi di Cernusco sul Naviglio (Milano), dove la violenza ha raggiunto apici inauditi.
La vicenda milanese è emblematica: Antonio Bellocco viene ucciso a coltellate da Andrea Beretta, quest’ultimo ferito da un proiettile. Questo episodio non è solo l’apice di una guerra tra bande ma incrocia anche i destini della Curva Nord dell’Inter con la ‘Ndrangheta. L’omicidio dello storico leader ultras Vittorio Boiocchi nel 2022 rappresenta l’inizio di una serie di fatti sanguinosi che evidenziano come gli affari sporchi – traffico di droga ed estorsioni – si intreccino ormai indissolubilmente con quelli legati al mondo dello stadio.
Anche la capitale non è immune da questa piaga. L’omicidio di Fabrizio Piscitelli (Diabolik), leader degli Irriducibili della Lazio, nell’estate cinque anni fa ha messo in luce una complessa rete criminale che lega malavita romana e Camorra. Questo evento non solo ha scosso profondamente la comunità criminale ma ha anche rivelato quanto profonde siano le radici della criminalità organizzata all’interno delle tifoserie.
Nonostante Milano e Roma siano al centro dell’attenzione per i casi più eclatanti, il fenomeno riguarda un sistema molto più ampio. Le curve dei principali club italiani sono spesso coinvolte in attività illegali, mantenendo allo stesso tempo stretti legami anche con quelle che dovrebbero essere le tifoserie rivali. In questo contesto, il denaro prevale su qualsiasi altro tipo di appartenenza o identità politica. Gli esperti del settore confermano questa tendenza preoccupante. “Spartirsi un territorio” diventa una chiave interpretativa fondamentale per comprendere le dinamiche intorno agli stadi. I reati commessi durante le partite sono spesso solo la punta dell’iceberg rispetto a un mondo criminale ben più vasto e strutturato.
Quando gli interessi criminali prendono il sopravvento, aumentano inevitabilmente anche i contatti tra gruppi diversi all’interno delle curve stesse o tra città differenti. Le modalità operative seguono logiche mafiose consolidate; ciò dimostra come l’interpretazione romantica delle formazioni ultras come comunità basate su codici identitari sia sempre meno attuale rispetto alla realtà degli interessi economici e criminosi. Quello che emerge è uno scenario in cui il calcio diventa quasi secondario rispetto alle dinamiche criminali che si sviluppano nelle sue immediate vicinanze. Milano e Roma rappresentano solamente due esempi emblematici all’interno di un fenomeno molto più ampio che coinvolge diverse città italiane dove la presenza della criminalità organizzata è forte e radicata.