Donna condannata per aver abusato mortalmente della figlia di 6 anni

Lo scorso mercoledì, il tribunale distrettuale di Okayama, nel Giappone occidentale, ha condannato Aya Nishida a 10 anni di carcere per il suo coinvolgimento negli abusi sulla figlia di 6 anni, Mao, che hanno portato alla sua morte nel gennaio 2022. La sentenza ha indicato la trentaduenne come colpevole di aver ignorato gli abusi svolti dal suo fidanzato Seiji Funahashi, di 41 anni, e di aver partecipato attivamente a tali maltrattamenti. Il giudice , Akihiro Motomura, ha affermato che Nishida era “l’unica persona che avrebbe potuto proteggere Mao dagli abusi, ma invece ha scelto di assecondare il fidanzato, partecipando e permettendo che la bambina fosse maltrattata in nome della disciplina”.

Donna condannata per aver abusato mortalmente della figlia di 6 anni
Donna arrestata per aver contribuito agli abusi sulla figlia (Pixabay) – Notizie.com

Durante il processo, è emerso inoltre che la donna informava regolarmente Funahashi sul comportamento di sua figlia, contribuendo attivamente agli abusi, che si sono protratti fino alla tragica morte della bambina. La sentenza emessa nel settembre 2021 rivela che Nishida e Funahashi hanno costretto la piccola a stare nuda in una pentola per un periodo prolungato e l’hanno indotta a vomitare, mettendole mani e dita in bocca. Questi, inoltre, avrebbero perfino avvolto la bambina in un futon giapponese e chiusa in un armadio per circa 70 minuti. Quest’ultima azione avrebbe comportato la sua morte per lesione cerebrale anossica, una condizione che si verifica quando il cervello non riceve abbastanza ossigeno.

La posizione del giudice

Il marito è stato già condannato a 14 anni di carcere in un processo separato, mentre il team di difesa di Nishida ha immediatamente presentato ricorso contro la sentenza. L’avvocato difensore ha puntato sulla questione piscologica, sostenendo che la donna fosse vittima di una manipolazione da parte del fidanzato. Stando a quanto spiega il legale, l’uomo utilizzava una telecamera per controllarla costantemente. Tutta via, il giudice ha respinto la tesi, sostenendo che Nishida non aveva subito abusi fisici e che era mentalmente in grado di interrompere gli abusi su Mao.

La posizione del giudice
Il giudice ha respinto la difesa (Pixabay) – Notizie.com

Questo, inoltre, ha sottolineato un ulteriore aspetto. La donna, infatti, non avrebbe mostrato abbastanza rimorso durante il processo, parlando di sé come vittima dall’inizio alla fine e non prendendosi la piena responsabilità per il suo ruolo nella morte della figlia. Questo atteggiamento non ha fatto altro che contribuire alla decisione del tribunale di infliggerle una condanna severa, dichiarandola colpevole di coercizione, sequestro di persona e conseguente omicidio. Questo caso ha suscitato grande indignazione in Giappone, riaprendo il dibattito in Giappone sulla protezione dei minori e sottolineando la necessità di rafforzare le misure di prevenzione degli abusi domestici.

 

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