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Violenta una donna affetta da demenza senile in RSA: 88enne nei guai

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Marco Ercole

Un uomo e una donna sono stati trovati nel pieno di un atto sessuale in una RSA, la storia finisce in tribunale

Il caso è stato discusso in tribunale l’8 novembre 2023, sollevando una questione delicata e complessa riguardante alcune dinamiche di potere all’interno di una casa di riposo. Secondo le testimonianze, due residenti della struttura sono stati visti uscire insieme dalla sala da pranzo. Gli altri, preoccupati, hanno informato uno dei controllori che, avendo già notato comportamenti problematici in passato, ha deciso di seguire i due. Una delle due persone coinvolte nell’episodio soffriva di demenza da sette anni ed era conosciuto per atteggiamenti definiti maschilisti dentro la casa di riposo. Alcuni di questi erano stati addirittura indicati come incidenti al limite. Quindi episodi che avevano generato non poche ansie tra lo staff.

Una donna è stata trovata in bagno con un uomo dentro una casa di riposo (Pixabay) – Notizie.com

Per questo motivo, uno dei dipendenti ha deciso di intervenire. Sentendo rumori provenire dal bagno, ha aperto la porta e trovato la donna impegnata in un atto sessuale con l’uomo, con quest’ultimo che ha dichiarato di esser stato ‘rapito’.  La denuncia è scattata in automatico. La procura ha sostenuto che, data la condizione di demenza dell’uomo, egli non fosse in grado di comprendere pienamente la natura dell’atto o di dare il proprio consenso. Questo ha portato il pubblico ministero a richiedere una pena detentiva di quattro anni, con sospensione della pena, argomentando che non poteva esserci consenso da parte dell’uomo a causa della sua malattia mentale.

La risposta della difesa

Non si è fatta attendere la reazione della difesa che ha messo in dubbio, allo stesso modo, lo stato mentale della donna, sostenendo che nel fascicolo non ci fosse alcuna prova medica che attestasse con certezza la sua incapacità di comprendere e agire consapevolmente. L’avvocato difensore, inoltre, ha dichiarato che le uniche prove a sostegno della presunta demenza della donna erano le dichiarazioni della figlia. Questi testimoni avevano affermato che la donna era stata dichiarata incapace mesi dopo l’accaduto, ma senza una valutazione medico-psichiatrica aggiornata al momento dei fatti.

La difesa prova a difendere il proprio assistito (Pixabay) – Notizie.com

La difesa, inoltre, ha aggiunto che le dichiarazioni di incapacità della donna era avvenute solo successivamente ai fatti in questione e non si basavano quindi su una recente visita medica. Ragion per cui sono emersi leciti dubbi sulla sua effettiva condizione mentale al momento dell’incidente, portando la difesa a chiedere che il tribunale tenesse conto di queste lacune nell’analisi del caso. Ora la sentenza finale è attesa per il 17 ottobre, quando il tribunale deciderà se accogliere la richiesta della procura o se accettare le argomentazioni della difesa. Non resta quindi che attendere ulteriori novità.

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Marco Ercole