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Caso Sinner: “Quattro anni di squalifica” l’analogia che non t’aspetti è servita

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Davide

 

Continua a tenere banco il caso di Jannik Sinner, una vicenda che fa discutere su più fronti e che rischia di mettere in ombra la straordinaria stagione del tennista altoatesino.
Dopo un 2024 da protagonista, Sinner è pronto a tornare in campo per il finale di stagione, iniziando con l’ATP 500 di Pechino e il Masters 1000 di Shanghai, ma fuori dal campo le polemiche non sembrano placarsi.

Sinner senza fine, la squalifica incombe – Notizie.com

Caso Sinner: quattro anni di squalifica e le polemiche sulla positività al Clostebol

La vicenda che coinvolge Jannik Sinner ruota intorno alla positività al Clostebol, una sostanza proibita rinvenuta nei suoi test dopo il torneo di Indian Wells. La difesa del tennista ha dimostrato che si è trattato di una contaminazione accidentale dovuta a un massaggio, motivo per cui le autorità sportive hanno deciso di non squalificarlo.
Una scelta che ha sollevato numerose critiche da parte di appassionati, colleghi e addetti ai lavori, poiché molti ritengono la decisione troppo indulgente rispetto ad altri casi simili.

L’ombra del ricorso al TAS e il confronto con Battaglino

Mentre si avvicina il termine del 30 settembre, la possibilità che la WADA presenti un ricorso al TAS di Losanna appare sempre più remota. Tuttavia, il tema è tornato caldo soprattutto per il paragone con un altro caso: quello di Stefano Battaglino, tennista italiano fermato per quattro anni dopo essere risultato positivo alla stessa sostanza, anch’egli a causa di un massaggio. Battaglino racconta la sua delusione, sentendosi ingiustamente penalizzato rispetto a Sinner, e denuncia l’assenza di controlli nei tornei minori dove spesso i tennisti si ritrovano senza le stesse tutele dei grandi campioni.

La preoccupazione di Sinner – Notizie.com

Una vicenda che divide: Sinner graziato, Battaglino punito

Il caso di Sinner e Battaglino ha acceso un dibattito su come le decisioni vengano prese in ambito sportivo, evidenziando un apparente doppio standard che rischia di minare la fiducia nell’imparzialità delle istituzioni antidoping. Se da un lato Jannik può continuare la sua ascesa tra i migliori del mondo, dall’altro Battaglino ha visto la sua carriera spezzata, portandolo a lasciare il tennis competitivo per lavorare nell’azienda di famiglia. Un destino che alimenta riflessioni sull’equità delle decisioni in situazioni così delicate.

Il futuro di Sinner in campo rimane luminoso, ma le polemiche sul suo caso e i paragoni con altri atleti come Battaglino continueranno a far discutere, sollevando domande sull’integrità e la trasparenza delle autorità sportive.

 

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