Le aggressioni ai medici sono un problema di fiducia e di risorse. E di certezza della pena

Decine di aggressioni a medici ed infermieri: l’analisi del presidente nazionale dei medici internisti (Fadoi) Francesco Dentali.

Varese, Prato, Imola, Cagliari, Napoli, Treviso. E poi Roma, Lecce, Foggia, Vibo Valentia. Difficile tenere traccia delle località ed il conteggio. Ma nelle ultime settimane gli episodi di aggressioni al personale di ospedali ed altre strutture si sono moltiplicati. Quasi fosse un’epidemia da nord a sud, isole comprese.

Le aggressioni ai medici sono un problema di fiducia e di risorse. E di certezza della pena
Escalation di aggressioni a medici ed infermieri (ANSA FOTO) – Notizie.com

Tra il 21 e il 23 settembre si sono consumati ben sei episodi all’insegna della violenza. Nella sola Napoli ci sono state oltre 60 aggressioni da inizio 2024. “Le aggressioni ai medici hanno ormai raggiunto livelli impressionanti. – ha detto Francesco Dentali, presidente nazionale dei medici internisti della Fadoi – Si tratta di un tema complesso ma per niente nuovo. È una questione che affrontiamo da anni, sul quale bisogna riflettere. Ora siamo di fronte ad un’escalation, ma gli episodi di violenza verbale ad esempio, sono quotidiani e non vengono nemmeno più denunciati. Bisogna certamente fare qualcosa ed il Ministero ha già portato avanti tutta una serie di iniziative”.

Nei giorni scorsi, infatti, il governo è corso ai ripari con un decreto legge. Il testo, già approvato dal Consiglio dei ministri, include l’arresto obbligatorio in flagranza o in differita per chi compie atti di violenza contro i sanitari o danneggia beni destinati all’assistenza. Prevista anche la reclusione fino a cinque anni e multe fino a diecimila euro. “Questi provvedimenti hanno un forte effetto deterrente. – ha annunciato il Ministro della Giustizia Carlo Nordio – È intollerabile che chi lavora con grande sacrificio in ambulatori e pronto soccorso venga malmenato e che ambienti essenziali come quelli ospedalieri vengano devastati”.

Alla base c’è un problema di fondo – ha spiegato Dentali – che è un problema di fiducia nel Sistema sanitario nazionale e negli operatori sanitari. C’è poi un problema di risorse. I pazienti vogliono una risposta ai loro bisogni, non la trovano e compiono gesti inaccettabili. È allora necessario ricostruire la questione della fiducia. Altra questione importante è la certezza della persecuzione di chi fa violenza verso i sanitari. Inoltre credo che non debba essere l’operatore stesso ad intraprendere l’azione legale, ma quest’ultima dev’essere immediata e d’ufficio”.

Nei giorni scorsi in poche ore a Napoli si sono consumate tre aggressioni. Una di esse si è svolta presso il pronto soccorso dell’Ospedale Evangelico Betania. Un infermiere è stato spintonato e minacciato ed una porta del triage è stata sfondata. “Il nostro pronto soccorso viene devastato con cadenza settimanale – ha raccontato Vincenzo Bottino, direttore generale del nosocomio – e si susseguono aggressioni e tentativi di aggressione. Fortunatamente il governo ed il Ministro della Salute Orazio Schillaci hanno messo in atto una serie di misure restrittive che dovrebbero portare ad un miglioramento della situazione. Siamo fiduciosi ma i medici non vogliono più stare in pronto soccorso perché temono per la propria incolumità”.

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