Inchiesta ultras, tutti gli affari criminali sulla pelle dei “veri” tifosi: quei 10 euro “in più”

L’inchiesta della Procura di Milano sul mondo ultras continua a far tremare il calcio: oggi si sono svolti i primi interrogatori di garanzia.

Era sulla pelle dei “veri” tifosi che gli indagati muovevano le loro mosse. Persone da spremere. Che si recavano in quello stadio, considerato a livello mondiale un “tempio del calcio” (la Scala del Calcio) per seguire la propria squadra del cuore con gli amici, con la famiglia, con i propri bambini. Magari parcheggiando l’auto nelle vicinanze, acquistando una sciarpa da un venditore, mangiando un panino o bevendo una bibita fresca. Ecco: dietro tutti i “gesti” fatti allo stadio, secondo Procura e forze dell’ordine, c’era chi ci lucrava minacciando, estorcendo, aggredendo. Forse, uccidendo.

Inchiesta ultras, tutti gli affari criminali sulla pelle dei "veri" tifosi: quei 10 euro "in più"
Inchiesta ultras, affari criminali sulla pelle dei “veri” tifosi (ANSA FOTO) – Notizie.com

Ciò che sta emergendo, ancora in queste ore, dagli atti dell’inchiesta che lunedì scorso ha portato all’arresto di 19 persone a Milano, è un quadro a tratti indefinibile. Oggi 4 di essi hanno affrontato i primi interrogatori di garanzia avvalendosi della facoltà di non rispondere. L’inchiesta ha azzerato i vertici delle Curve di Milan e Inter, accusati di due diverse associazioni a delinquere (quella nerazzurra aggravata dall’agevolazione della cosca ‘ndranghetista dei Bellocco), estorsioni e traffici illeciti.

Le Curve avevano anche stretto un patto che di sportivo aveva ben poco. Una non belligeranza a prima vista connessa ad una tranquilla gestione della vita da stadio. Ma, a ben vedere, caratterizzata dall’unico scopo di conseguire profitto dalla vera passione sportiva. Sullo sfondo dell’indagine, messa nero su bianco da un’ordinanza composta da oltre 560 pagine firmata dal gip di Milano Domenico Santoro, il ruolo della ‘ndrangheta calabrese e ben due omicidi. Quello di Antonio Bellocco, il 4 settembre scorso, e quello di Vittorio Boiocchi nel 2022.

In totale gli indagati sono oltre 50. Nulla era lasciato al caso e nulla poteva sfuggire al loro controllo: biglietti, bevande, parcheggi. “Parlavano” il linguaggio della violenza, delle minacce, si assicuravano rapporti privilegiati con le legittime aziende che gestivano lo stadio San Siro e facevano pressione sulle stesse società di calcio. Le forze dell’ordine hanno analizzato ogni aggressione, ogni “affare” avvenuto dal 2015 ad oggi.

È emerso, ad esempio, che l’associazione a delinquere riconducibile ai vertici della Curva Nord dell’Inter si finanziava attraverso la vendita di biglietti, bevande, magliette e gadget a prezzi maggiorati, ma non solo. Gli indagati fornivano protezione ad imprenditori che richiedevano servizi di guardiania fuori dallo stadio e permettevano gli ingressi illegali nella struttura. Stesso discorso per il controllo dei parcheggi. Secondo il gip, che ha accolto la tesi della Procura, quest’ultimo fattore era all’attenzione della ‘ndrangheta. Del resto, c’era anche da mantenere i “propri” detenuti.

Inchiesta ultras, passione a caro prezzo

La passione, insomma, costava cara. E ciò è ancor più chiaro se si guarda ad un episodio che le autorità hanno cristallizzato al maggio del 2023. Da Roma un gruppo di circa 300 tifosi dell’Inter era in procinto di partire per assistere ad un match a San Siro. Acquistando biglietti da “canali autonomi”. Inaccettabile. Il biglietto per quella partita doveva costare 10 euro in più che dovevano finire nelle tasche degli indagati. Tutti quelli che sarebbero entrati in Curva Nord disattendendo le “direttive” sarebbero stati picchiati.

Dall’inchiesta emergerà molto altro che siamo pronti a raccontarvi. Per adesso, ci fermiamo con un ricordo. Quello dello spot di un noto brand di birra che a marzo di quest’anno ha lanciato una campagna pubblicitaria intitolata “Un brindisi ai tifosi, quelli veri”. Ovvero, ai tifosi che amano il calcio in ogni modo possibile. Tifosi che a Milano erano finiti invece, nelle mani di presunti criminali pronti a tutto.

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