Un musicista statunitense di 52 anni, Michael Smith, rischia fino a 40 anni di carcere per colpa dell’Intelligenza Artificiale: ecco perché.
Michael Smith, un musicista statunitense di 52 anni, si trova ad affrontare accuse gravi che potrebbero portarlo a trascorrere fino a 40 anni in carcere. La sua storia solleva interrogativi sul confine tra l’innovazione tecnologica e la legalità, in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale (IA) sta diventando sempre più parte integrante della nostra vita quotidiana.
Smith è stato recentemente arrestato con l’accusa di aver sottratto royalty da piattaforme di streaming digitale per un periodo di sette anni. La sua carriera musicale non stava fruttando quanto sperato, spingendolo così ad adottare metodi innovativi ma controversi per incrementare i suoi guadagni. Attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ha creato un vasto portfolio di canzoni che poi ha caricato su piattaforme come Spotify, Apple Music e Amazon Music.
L’utilizzo dell’IA nella creazione musicale non è nuovo né necessariamente illegale. Tuttavia, il problema nasce dal modo in cui Smith ha promosso queste canzoni. Ha programmato dei bot automatizzati per riprodurre i brani milioni di volte, generando così ingenti somme in royalty. Questa pratica ha permesso a Smith di guadagnare circa 1 milione di dollari all’anno dal 2017.
L’accusa di frode telematica e riciclaggio e la difesa di Smith: “È assolutamente folle”
Le accuse mosse contro Smith sono pesanti: frode telematica e riciclaggio di denaro. Queste attività illecite gli potrebbero costare fino a quaranta anni di detenzione se venisse trovato colpevole. Inizialmente aveva creato profili per band fittizie alle quali attribuiva le sue canzoni IA-generate, una strategia che gli ha permesso per un certo tempo di rimanere sotto il radar delle autorità.
Nonostante le gravi accuse a suo carico, Michael Smith si dichiara innocente e critica aspramente le azioni giudiziarie intraprese nei suoi confronti: «Questo è assolutamente sbagliato e folle! Non c’è assolutamente nessuna frode in corso! Come posso fare ricorso?». Le sue parole riflettono la frustrazione verso quello che considera un malinteso o forse una mancanza nel riconoscimento della legittimità del suo approccio innovativo alla produzione musicale.
La vicenda solleva questioni complesse riguardanti i diritti d’autore nell’era digitale e il ruolo sempre più preponderante che l’intelligenza artificiale sta assumendo nel campo artistico. Mentre la tecnologia continua a evolversi ad una velocità senza precedenti, anche il sistema legale dovrà adeguarsi per affrontare sfide nuove ed emergenti come quella rappresentata dal caso di Michael Smith.