A Lampedusa sono in corso le commemorazioni per la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, in ricordo del naufragio del 3 ottobre 2013.
Era già nel sacco nero Kbra, 20 anni. Sembrava morta quando Pietro Bartolo le ha toccato il polso. “Un battito al minuto, ma c’era”, ha raccontato il medico. La ragazza, come altri sopravvissuti, oggi è a Lampedusa, 11 anni dopo quel 3 ottobre 2013. Quel giorno hanno perso la vita in 368.
Dopo di essi altre migliaia di persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste italiane. E come ogni anno il Comitato 3 ottobre ha riunito sull’isola siciliana superstiti e protagonisti dei viaggi nel mar Mediterraneo e degli sbarchi nell’ambito dell’iniziativa Protect People Not Borders.
Il 3 ottobre è stato designato come Giornata della Memoria e dell’Accoglienza in Italia, a seguito all’approvazione della legge 45 del 2016. A Lampedusa si stanno svolgendo commemorazioni, dibattiti, testimonianze, laboratori e tavole rotonde alla presenza di oltre 500 studenti e studentesse da diversi Paesi europei.
Alle manifestazioni sta partecipando anche Save the Children secondo cui, dal 2014, i morti e dispersi nel Mediterraneo sono stati in media circa 8 al giorno, pari a oltre 30.300, molti dei quali bambini, bambine e adolescenti. Anche ieri sono continuati gli sbarchi: al momento nell’hotspot sono presenti quasi 800 persone. I migranti, bengalesi, pakistani, siriani, nigeriani, sudanesi, eritrei ed etiopi, sono stati soccorsi dalle motovedette dell’assetto Frontex e della guardia costiera, ma anche dalle ong.
“In questi anni poco o nulla è cambiato. – hanno fatto sapere da Save the Children – Anni in cui si continuiamo a ricevere notizie di imbarcazioni affondate, di persone annegate, tra le quali troppo spesso ci sono bambini e bambine. 11 anni dopo il naufragio del 3 ottobre 2013, abbiamo ancora di più necessità dell’apertura di canali regolari e sicuri di accesso all’Europa e l’attivazione di un sistema di ricerca e soccorso in mare”.
Sempre ieri il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto flussi: 17 articoli per riorganizzare l’ingresso in Italia dei lavoratori stranieri regolari, tutelare le vittime di caporalato e gestire i flussi migratori. Tra le misure, l’obbligo per i migranti di far visionare il proprio cellulare alle forze dell’ordine, “al fine di ricostruirne l’identità e la nazionalità”.
Nel corso del 2024 sono giunte in Italia via mare 48.646 persone rifugiate e migranti, di cui 5.542 minori stranieri non accompagnati. Solo nel 2024, già oltre 1.229 persone hanno perso la vita lungo questa rotta. Quest’anno Lampedusa si è confermato il principale luogo di arrivo via mare in Italia di minori stranieri non accompagnati, bambini e bambine accompagnati, donne sole e donne in stato di gravidanza.
Attualmente all’interno dell’hotspot di Contrada Imbriacola, in accordo con il Dipartimento Libertà Civili del Ministero dell’Interno e la Prefettura di Agrigento, è stato allestito uno Spazio Sicuro a misura di minori, giovani donne e madri gestito da Save the Children, in partnership con Unicef ed in collaborazione con Unhcr. Le attività sono realizzate in cooperazione con la Croce Rossa Italiana, ente gestore dell’Hotspot, nell’ambito del progetto Leaving Violence
“Con guerre e conflitti che avanzano in maniera estremamente rapida, quella a cui assistiamo con profondo rammarico è una mancanza di impegno nei confronti dei trattati internazionali e del sistema globale di protezione dei rifugiati, richiedenti asilo da parte delle istituzioni europee e degli Stati Membri”, ha dichiarato Antonella Inverno, Responsabile Ricerca, Analisi e Formazione di Save the Children.
Secondo l’organizzazione internazionale l’approccio securitario e l’irrigidimento dei confini non fanno che rendere le condizioni di bambini e adolescenti, e tra loro dei minori stranieri non accompagnati, più precarie e pericolose. Le frontiere interne ed esterne dell’Unione Europea sono diventate luoghi di transito pericolosi, dove violenze, soprusi e violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, così come accade sulle rotte che conducono in Europa.
Lampedusa, cos’è cambiato dal 3 ottobre 2013
A Lampedusa c’è anche l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, l’Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, e l’Unicef. “Molte delle persone che affrontano questi viaggi – hanno fatto sapere dall’Unhcr – sono in fuga da conflitti, povertà estrema, discriminazioni e violenze subite nei paesi di transito o di prima destinazione, ma anche dall’impatto devastante dei cambiamenti climatici”.
“Tentano la traversata – hanno concluso dall’Agenzia Onu – partendo dalla Tunisia a bordo di barchini di ferro, o con pescherecci dalla Libia, imbarcazioni sempre inadatte alla navigazione ed estremamente pericolose. Queste tragedie sono evitabili, e la necessità di fornire una risposta significativa non può essere più rimandata. Salvare vite umane non è un’opzione. È un obbligo legale. È un imperativo morale”.